La mancanza di fiducia tra le persone

La mancanza di fiducia tra le personeSpesso ci siamo sentiti abbandonati dalla gente, dal prossimo e abbiamo perso la fiducia negli altri. La folla, la gente per la strada abbiamo imparato a conoscerla presto. Ci siamo abituati al cinismo, all’indifferenza, agli sguardi duri, al mutismo, alle frasi idiote. Ci siamo persi bambini al mare e da soli abbiamo ritrovato la strada, nessuno è intervenuto. Ci siamo assuefatti agli sguardi critici e maliziosi delle donne, ai commenti lascivi degli uomini. Siamo caduti per la strada e molti passanti ci hanno scavalcato, sono passati oltre, con lo sguardo di pietra. Sull’autostrada abbiamo sbagliato strada e nessuno si è fermato a darci l’indicazione giusta. Gli automobilisti di passaggio sono andati oltre, presi dalla folle corsa, nonostante i nostri segnali di aiuto. La diffidenza, la paura degli altri si è trasformata in una trappola mortale. Il nostro volto ingenuo non è riuscito per anni a commuovere nessuno. Nessuno si è soffermato a guardarci in faccia con attenzione. Nessuno interviene ad aiutare un vecchietto in difficoltà, una persona caduta. La folla spesso è pronta a giudicare, a demolire, a fare a pezzi, a condannare, a deridere, ma non a intervenire con forza. Di fronte all’handicap la folla deride, si volta, commenta. Le nostre orecchie sensibili sono ferite dal suono di voci perfide. Ci siamo sentiti male al lavoro e i colleghi hanno mostrato segni di impazienza perché dovevano ultimare un lavoro urgente. Ognuno aveva continuato la sua attività. Nessuno il giorno dopo ci ha chiesto come stavamo.

Ci siamo sentiti male su un tram e nessuno ci ha soccorso. Nessuno ha aperto un finestrino, dato una mano. Siamo dovuti scendere da soli alla fermata successiva, nonostante le nausee e i capogiri. Spesso abbiamo voluto parlare on un tassista ma questo si è limitato a ignorarci considerandoci solo un cliente, non una persona. All’ospedale abbiamo visto medici, infermieri tirare diritto, non rispondere nemmeno alle nostre domande sullo stato di salute di un nostro partente. Abbiamo spesso visto la folla dileguarsi, scappare davanti a una rapina, a un’aggressione. Abbiamo dovuto subire i commenti malevoli dell’uomo della strada per ogni nostra disattenzione. La folla, la gente giudica a lume di naso, si schiera a caso. La folla ci deruba, ci toglie il portafoglio, i documenti, ci volta le spalle, ci apostrofa con frasi crudeli.

Allora camminiamo a testa china, incuranti del prossimo, a guardare sempre un punto fisso davanti a sé, a guardare all’orizzonte, oltre il tetto dei palazzi, oltre le teste della gente. Un mondo di gente che ci lascia soli al momento dei bisogno, distante anni luce dalla nostra dimensione. Folle oceaniche che hanno occhi solo per se stesse. Noi siamo invisibili, inesistenti. La pietà e il rispetto sono relegati in un angolo oscuro della coscienza. Tutti passano oltre, scavalcano, girano la faccia. Un senso di solitudine prende l’anima, ancora più sentito perché si sente fra la gente, fra il calore dei corpi. Poi ci rechiamo in un viaggio a Napoli e vediamo gente perdere il proprio autobus per darci utili indicazioni a noi forestieri. In pellegrinaggio a Lourdes scopriamo un’umanità partecipe attivamente delle sofferenze altrui. Allora capiamo che è una questione di ambienti. L’umanità alberga nei cuori semplici, fra la gente umile. Non si può pretendere rispetto da chi non lo ha neppure per se stesso. Le anime malsane gettano ombre sinistre nei luoghi che frequentano. In certi ambienti ci possiamo aspettare solo rifiuti. La fiducia negli altri ritorna quando ci rechiamo nei luoghi giusti.

 

 

Ester Eroli

 

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