Mille mestieri

Di questi tempi trovare un lavoro è difficile, bisogna affidarsi solo alla fortuna. I nuovi eroi sono quelli che fuggono all’estero e diventano ricercatori, figure importanti. Le leggi hanno infierito, rovinato il mercato del lavoro, che è divenuto precario e dove sembra che niente funzioni più come prima. Siamo caduti nella trappola del precariato continuo con stipendi bassi fino alla fine della carriera. Le liquidazioni, i premi produzione sono miraggi. I sacrifici fatti non servono, la politica li accoglie con sarcasmo. Si è radicalizzato un sistema che non porta sviluppo ma involuzione  e che ha un andamento quasi circolare.

Molti laureati finiscono per fare mille mestieri, magari cominciano con la baby sitter, il pizzaiolo,  poi l’elettrauto, l’agente immobiliare, il venditore, la guida turistica, il procacciatore di affari, il consulenti finanziario, il tassista, l’idraulico, il commerciante, il veditore porta a porta, il dipendente. Molti sono costretti a familiarizzare con mille mestieri sconosciuti, come il guardiano di musei e di cimiteri. La laurea in architettura non serve, come quella in lettere e ingegneria. Il lavoro non consente lo sviluppo della personalità ma è soltanto una maledizione che serve per arrivare a fine mese e pagare i conti. Tutti accettano il primo lavoro che trovano si tuffano sapendo che non c’è niente. Non si ragiona più, ogni lavoro è conveniente, anche il più ridicolo e disumano. Ci sono poi quelli che lavorano in albergo, passano ad altro e poi tornano alle dipendenze di un altro albergo. Un tornare al punto di partenza, senza crescita, senza professionalità.

In questo modo non ci sono specializzazione, professionalità. Tutto è immobili, statico, affidato la caso, alla ruota della fortuna. Si giunge alla fine del percorso lavorativo stremati, stanchi, poveri come disgraziati che chiedono l’elemosina.

La imprudente insensatezza di pochi ci ha portato in questa situazione sterile, ci ha gettato in un mondo oscuro dove non si resta a galla.

Per guarire da questa situazione bisogna tornare alle professionalità e consentire ad esempio a un falegname di fare il proprio mestiere per tutta la vita come avveniva in passato. Questo a vantaggio della qualità del lavoro e della responsabilità.

 

Ester Eroli

 

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