Il mito della “roba”

Il mito della “roba”Da sempre la più grande aspirazione del genere umano in tutte le epoche è stata quella di accumulare ricchezze. I cercatori d’oro si recavano nelle lontane terre d’America per trovare giacimenti del prezioso metallo. E’ insita nel dna dell’uomo la smania di possedere oggetti, immobili, persino persone. Non è un caso che ai giorni nostri politici, imprenditori, assessori finiscono in carcere per fenomeni di corruzione legati sempre all’accumulo indiscriminato di denaro e ricchezze. La novella di Verga “la roba” racconta proprio la storia di un povero che riesce, con il lavoro, a divenire ricco. La sua avidità di ricchezze lo spinge a comprare sempre più terreni. L’attaccamento ai beni gli fa avere una visione distorta della realtà, gli fa dimenticare l’obiettivo finale del vivere. Per lui l’unico valore è la roba, attraverso la quale si è riscattato, anche se si trattato solo di un miglioramento economico non morale . In punto di morte, quando il destino presenta il conto a sua insaputa, si dispera, vive nell’angoscia di perdere le sue ricchezze. Non ha eredi e non può portare con sé i suoi averi. E’ vissuto per anni senza affetti e senza vizi, con il solo scopo di conservare i suoi beni, e si ritrova sconfitto, messo in ridicolo dalla morte che non guarda in faccia a nessuno. Il mito della roba è particolarmente attivo ai nostri giorni, perché la roba è ancora il simbolo del benessere economico, quindi di vittoria, di trionfo . Ci sono persone nella nostra società che sono spietate, che per soldi sarebbero disposte a tutto. Incontriamo così vari personaggi ambigui. Ci imbattiamo nella disumanità dei capi d’azienda e di dipartimento, nella avarizia degli usurati che non fanno sconti, nella aridità sentimentale dei parenti in lotta per la eredità, nella brutalità dei datori di lavoro che sfruttano al massimo i dipendenti. Nel nostro tempo si è aggiunta una piaga in più, infatti le persone benestanti che hanno accumulato ricchezze vengono giudicati migliori degli altri, e di conseguenza vengono stimati da tutti. Si verifica un fenomeno strano, anche chi ha commesso degli illeciti viene guardato di buon occhio, si cerca di essere suo amico, di cadere nella sua sfera di influenza. Gli avari, i disonesti, coloro che lucrano, che ottengono il denaro in modo illecito sono visti come vincenti, come persone perbene. Si preferisce essere amico di un uomo ricco che di uno sprovveduto privo di risorse. Non importa come ci si è procurata la ricchezza. La questione etica e morale passa in secondo piano. Allora si arriva, con questo sistema di pensiero, a vedere ragazzine che si prostituiscono minorenni per lusso, per comprare abiti da sogno, scarpe firmate. Il concetto che è entrato nel nostro cervello è sempre lo stesso: i ricchi sono migliori di altri, quindi vanno imitati, difesi, accettati. Al momento del commiato dal mondo ci renderemo conto della insensatezza delle nostre scelte. La roba non può essere trasferita nell’aldilà, resta nel mondo muta testimone della nostra completa avarizia.

Ester Eroli

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