Parole di commiato

Parole di commiatoOgni giorno è un’esperienza in più, ogni attimo è una lezione di vita, ogni situazione nell’esistenza influenza le scelte successive. Chi prende la vita come una marcia veloce non ha tempo per riflettere, per guardarsi attorno, per comprendere le evoluzioni. Chi affronta la vita con il coltello fra i denti non ha tempo per scoprire la parte nobile dell’anima degli altri. La vita per molti ha il sapore dell’abitudine e si va ai funerali di parenti, amici perché è un fatto di costume, sociale. Recarsi a una cerimonia funebre ottiene l’approvazione sociale. Negli ultimi tempi anche tali cerimonie sono mutate , solo però gli animi sensibili captano il mutamento. Apparentemente è tutto normale, calmo. La prima cosa che ci salta agli occhi è di certo la velocità. In passato la processione dietro il carro funebre era lenta, gli occhi brillavano per la commozione, il sacerdote faceva continui gesti di benedizione. I parenti erano solidali, complici nel dolore, comprensivi . Si abbracciavano tutti senza imbarazzo, con slancio sincero, mentre la voce era incrinata dal pianto. Si accettavano presenze estranee all’ambito familiare. Gli altri presenti non erano visti come invasori del campo privato. Ora i conoscenti, gli amici, increduli, vengono invitati a non raggiungere il corteo funebre al cimitero, in quanto la sepoltura è un fatto strettamente privato. I partecipanti stizziti sono costretti alcune volte ad abbandonare la cerimonia. Alcuni parenti anche stretti non vengono più invitati né avvisati della morte del congiunto. Se sopraggiungono perché l’hanno saputo da altri vengono lasciati al palo, a debita distanza dalla zona di famiglia. Il funerale è dominato dalla corsa, tutti hanno fretta a cominciare da quelli dell’agenzia delle pompe funebri, che spesso imprecano guardando il ritardo accumulato sull’orologio, e si esprimono con tono infastidito . Hanno fretta di chiudere la bara, di portare via le corone. Non si vedono più parenti aspettare fuori del cimitero con i mazzi di fiori in mano. Il comportamento dei giovani ci colpisce. Appaiono a disagio, indecisi, salutano con un mezzo sorriso disarmante , si trascinano senza energie da una parte all’altra, pronunciano condoglianze di circostanza, formali solo raramente si lasciano andare a finti abbracci, fanno molte pause di silenzio, usano parole ripetute, scarne, imparate quasi a memoria, mostrano poca attenzione agli altri, non si lasciano andare . Si vede chiaramente, si sente a pelle che non vedono l’ora di andare via per terminare la giornata altrove, che sono annoiati, che calcolano mentalmente la durata della cerimonia . Non se la sentono di sprecare altro tempo. Stanno lì solo per riempire lo spazio, per farsi vedere. Si muovono sulla scena pubblica come robot idioti che sperano di fuggire lontano. Si intuisce che stanno recitando meticolosamente una parte, magari quella dei nipoti addolorati . Il loro atteggiamento è incoerente, da un lato mostrano assurde facce costernate, inebetite, di cera, come un finto dolore ostentato e dall’altro lato parlano fra di loro, nelle file dei banchi della chiesa, come niente fosse. Senza lacrime aggrediscono il silenzio con discorsi inutili, irrazionali, fatti senza intenzione . Sembra che non sanno come comportarsi. Parlano senza problemi di film, di concerti, di feste, di lavoro, di speranze, di sogni futuri, di provini, di book fotografici, di viaggi, di fotografie, di artisti, esprimono opinioni senza chiusure. Dimenticano tutto il resto per parlare, per descrivere la propria vita di giovani. Come se fossero separati dal resto del mondo hanno in testa solo le loro cose private, i loro interessi, i loro schemi di vita . La loro mente procede per ossessioni non per riflessioni. Parlano di musica, di cantanti rock, di telenovele, di tv. Ridono fra di loro. Alcune ragazze, piene di energia, vestite provocanti, con atteggiamento mondano si truccano appena fuori del cimitero, si mettono il profumo, alla fine della recita, salutano con strette di mano e con parole dal tono convincente. Si allontanano al momento giusto in cerca di strade più affollate. Alcuni ragazzi ci appaiono addirittura sfrontati, scattosi, con un’aria finto innocente, alcuni vestono in modo indecoroso per un funerale. Traspare la loro insofferenza e intolleranza. Molti ragazzi parlano di ragazze, guardano le ragazze presenti al corteo, tentano approcci, per continuare a vivere, a dispetto di chi è morto, per considerare quel giorno uno come tanti. La visione dei funerali ci appare nuova, diversa. Molti raggiungono il bar per bere qualcosa, pochi parlano del defunto e rievocano la sua vita. Prevale la voglia di non dire niente. Il prete stesso pronuncia solo parole di circostanza. Si contempla la presenza ossessiva dei telefonini che squillano in continuazione anche in chiesa infastidendo i presenti. I telefoni restano accesi anche al cimitero. Si fanno continue telefonate e non tutte brevi. Pochi sono quelli che svengono per la commozione, che piangono calde lacrime . Tutti sono impassibili. Gli occhi sono protetti da occhiali scuri. Alcuni si atteggiano, ostentano, si compiacciono di mostrare auto potenti e gioielli di marca. Si guardano intorno con aria superiore in cerca di consensi e sguardi morbosi, invidiosi . Un’altra usanza che sta dilagando è quella di arrivare in ritardo al funerale a causa di impegni, anche per darsi importanza, per darsi un tono. Nessuno sembra accorgersene. Tutto sembra lecito, normale, scusabile, rimediabile , convenzionale. Il servizio funebre continua come nulla fosse. Se poi la persona defunta è importante lo si vede dal numero di corone e mazzi di fiori. Parenti più importanti ricevono omaggi diversi rispetto agli altri dello stesso casato. Solo nelle piccole città di provincia ancora i funerali sono come ai vecchi tempi e il commiato appare un momento decisivo, che rappresenta la fase finale della vita.

 

Ester Eroli

 

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