Perché un occidentale sceglie l’Islam?

Perché un occidentale sceglie l’Islam?Non è la solita vicenda della donna occidentale che per amore si converte all’islam. Si tratta di Andrea, trentotto anni, milanese, ex rocker, insegnante e impegnato nella lotta civica per evitare che sia cementificata via Gaggio a Milano nell’ampliamento di Malpensa.
Un uomo impegnato socialmente e civicamente. Nessun amore l’ha avvicinato a Maometto, che per quanto romantiche le ragioni del cuore sono sempre un po’ fuorvianti, e nessun rifiuto o conti da saldare con il suo paese e la sua cultura. Semplicemente una chiamata, spesso citata anche da chi si è convertito alla religione cattolica.
Rispondendo alle mie domande ha cercato di spiegare il motivo per cui ha sentito il richiamo del profeta e della sua religione.
“No, non è stato un colpo al cuore. Non ho sognato una notte il Profeta, che mi ordinava “alzati e cammina”. Ah, quanto avrei voluto. Avrei avuto la… scusa, l’alibi. No, alla fine mi sono convertito come scelta o, meglio, come abbandono. Abbandono alla volontà di Allah.
Dell’Islam la cosa che mi ha interessato dapprima e amato poi è stata la preghiera, in tutta la sua intensità e nel suo aspetto altamente comunitario. Nell’Islam la preghiera è regolata in ogni suo minimo particolare. L’altro aspetto? Il Ramadan, il digiuno mensile dall’alba al tramonto, per ricordare la discesa del Sacro Corano. Preghiera e Ramadan sono due dei cinque pilastri dell’Islam, i suoi fondamenti. Gli altri tre: la testimonianza di fede (shahada), l’elemosina legale, il 2,5% delle tue disponibilità economiche… e non c’è off-shore che tenga e il pellegrinaggio alla Mecca che non ho ancora compiuto”.
“La fede è un dono, la fede è una grazia. Io l’avevo persa. L’ho ritrovata nell’Islam, All’inizio è stata una curiosità culturale, poi dopo un processo lungo anni e tormentato è arrivata la conversione, ma sono più stato io a scegliere è stato l’Islam a scegliere me.
Mi sono convertito ufficialmente due anni fa e sto ancora rinsaldando le pareti della mia fede. Non svolgo opere di proselitismo, anche se dovrei. Il musulmano condivide il suo più grande dono di Allah, l’Islam. Non mi sento ancora pronto per condividere e far capire quanto l’Islam sia una religione di pace, sia votata unicamente alla sottomissione dell’uomo ad Allah. No.
Negli ultimi venti anni della mia vita, per un motivo o per l’altro, mi sono ritrovato sotto la luce dei “riflettori”: quelli veri, del palcoscenico, con i miei gruppi rock, poi in prima linea nell’associazionismo con il corso di italiano, ora un giorno sì e l’altro pure col mio nome sui giornali per la storia della terza pista dell’aeroporto di Malpensa, che ammazzerà la brughiera.
Insomma, sono sempre stato quello “irrequieto”, quello “bizzarro”, quello “strano”. Per l’Islam ho deciso il profilo basso, ho disperato bisogno di “normalità”. E, dentro quella normalità, ritrovare la mia scelta speciale. Certo di trasmettere con i gesti, con la mia testimonianza di vita, non con le parole, la gioia che sgorga dall’Islam”.

 

Valentina Roselli

 

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