Persone innocenti

Persone innocentiSpesso leggiamo sui giornali o in tv descritti delitti particolarmente crudeli, come se l’autore con un gusto beffardo abbia voluto lasciare traccia della sua malvagità. Chi commette certi scempi è pervaso da una sadica emozione annientatrice. Ci sono delitti che non sono d’impeto, che non sono avvenuti per caso, ma che sono stati pianificati nei minimi dettagli. C’è chi uccide con sorriso freddo e determinato dopo aver calcolato perfettamente i tempi. Non tutti i delitti possono essere guardati sotto la stessa luce, alcuni hanno una radice diversa e quindi vanno studiati con angolazioni diverse. Nelle nostre città senza cielo dove il tempo scorre veloce fra rumori e traffico avvengono delitti atroci con coltelli e bastoni. Ci sono donne trucidate, assassinate barbaramente, di solito dai propri compagni, ragazzi uccisi a coltellate fuori dalla discoteca che non diventeranno mai vecchi. Un brivido lungo la schiena ci fa capire che siamo di fronte a qualcosa di atroce e incontrollabile. Ci sforziamo di rimanere calmi nel silenzio dell’impotenza generale. Poi alla fine il colpevole o presunto tale salta fuori dopo accurate indagine. Tutti i colpevoli, nessuno escluso, si dichiara candidamente innocente. Davanti a telecamere, a giornalisti, si dichiarano innocenti, nessuno ammette che magari in un atto di rabbia la mano ha afferrato un coltello dopo una lite. Mentre i morti uccisi diventano corpi estranei, nullità prive di senso, pezzi di una vita ormai finita che non appartiene più al mondo, esseri inutili si scopre che nessuno è colpevole anche se si è trovato qualcosa di notevole. Il trucco è scoperto ormai: dichiararsi comunque innocenti e avvalersi della facoltà di non rispondere. Alla fine si finisce per credere all’innocenza con forza declamata. Lo stesso assassino parla in tv , al tg o in trasmissioni, con fare innocente e usa parole ardite per difendersi. L’assassinato è un povero sfortunato che non si sa chi l’ha ucciso. Il nostro sesto senso sovente ci avverte della menzogna. Alcuni incalliti mentitori dicono addirittura di non essere mai stati presenti sulla scena del delitto pur essendoci delle loro tracce. L’innocenta proclamata viene ascoltata come fosse oro colato. L’assassino ci appare un privilegiato che oltre che ha fatto fuori il suo nemico realizzando il suo desiderio, gode anche di ampie difese. Certo non si può condannare un innocente ma quando si hanno prove certe, verificate si dovrebbe fare qualcosa invece di stare a sentire discorsi di innocenza. L’assassino si defila, scappa, si rende invisibile mentre noi veniamo presi da vampate allo stomaco. L’assassino non esce mai allo scoperto, non confessa come avesse il pelo sullo stomaco, come se la pietà fosse stata venduta per poche lire. Mentre i pensieri si fanno più neri e il nostro equilibrio vacilla ci rendiamo conto di una cosa: tutti si professano innocenti. Allora a un certo punto, davanti all’evidenza e all’accanimento degli avvocati difensori, avanziamo la proposta di farci avanti noi: forse siamo stati noi a uccidere per vili scopi, magari nel sonno quando non eravamo in grado di intendere e di volere, quando eravamo fuori di testa e per noi la vita degli altri non significava nulla. In un attimo siamo stati presi da un raptus maligno e abbiamo smesso di essere brave persone per sputare sentenze di morte pregne di sacrifici umani. Lo sconforto ci invade quando pensiamo che la ferocia applicata alla fantasia non viene vista come un fatto innaturale e nocivo ma con noncuranza vista come un azione priva di crudeltà. E’ una vita grama la nostra, quando chi uccide una compagna con quaranta coltellate non viene considerato eccessivamente crudele. Ogni delitto ha le sue attenuanti, le sue scuse. Peccato che la vita è unica e chi è morto assassinato non torna più indietro.

 

Ester Eroli

 

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