I pregiudizi intorno al fantasy

I pregiudizi intorno al fantasyDa anni, complici alcuni successi del grande e anche del piccolo schermo, ha un crescente peso sugli scaffali di librerie e biblioteche il genere fantasy, che combina elementi della fiaba e del poema epico, e che ha avuto tantissimi autori dai capostipiti moderni Tolkien e C. S. Lewis a autori contemporanei o quasi come Terry Brooks, Marion Zimmer Bradley, Neil Gaiman, Terry Goodkind, George R. Martin, solo per fare alcuni nomi.

In Italia questo genere, che si sta arricchendo anche di nomi indigeni, però si scontra contro due grossi pregiudizi. Il primo è quello che, da Benedetto Croce in poi, colpisce tutta la narrativa di genere, vista come di serie B se non di serie Z rispetto alla cosiddetta narrativa alta, un fenomeno che all’estero, a cominciare dai Paesi anglosassoni culla del fantasy, c’è molto meno o non c’è affatto, ma che qui tende a sottovalutare chi legge e anche chi scrive fantasy. Per sdoganare il giallo c’è voluto un autore come Camilleri e il suo Montalbano, e forse bisognerà attendere un suo equivalente italiano per il fantasy.

A questo si aggiunge un altro pregiudizio o luogo comune duro a morire, che identifica il fantasy come un genere fascista, contrapposto alla fantascienza, genere buono perché è di sinistra. Tutto questo nasce dalla peculiarità italiana di aver adottato Tolkien e Il signore degli anelli come icona della destra, mentre all’estero era il romanzo di culto degli hippy e dei movimenti radicali e ecologisti. Un’etichetta di cui il fantasy non si è ancora liberato oggi, oltre a quella di essere infantile e manicheo, malgrado la complessità dei mondi descritti e il fatto che nel genere fantasy si è parlato, più ancora che in altri generi, di razzismo, femminismo, omosessualità, oppressione, dittature, lotta per la libertà, sia pure mediando queste cose in un contesto altro e in mondi diversi rispetto a quello reale.

Il risultato di questo è che spesso ancora oggi chi si occupa di fantasy viene in un certo senso messo da parte dagli appassionati di fantascienza, che spesso si rifugiano in un mondo nostalgico, non vedendo tra l’altro gli interessanti sviluppi che ha avuto questo altro genere negli ultimi anni, dal ritorno delle distopie in romanzi e film come la serie di Hunger Games alla proposta pressoché costante di libri da parte della collana Urania, evolutasi rispetto alla sua nascita negli anni Cinquanta, con nuove storie e tematiche.

Forse bisogna andare oltre a questi pregiudizi e etichette, riconoscendo l’originalità del fantasy di parlare della realtà in un contesto fantastico, di reinventare miti, leggende e tradizioni, di costruire universi e mondi metaforici dell’oggi e della Storia senza dimenticare la gioia di narrare e fantasticare. E forse bisogna riconoscere il fatto che in Italia si legge poco perché leggere è considerato un’attività non ludica ma impegnata e pesante, mentre laddove un genere come il fantasy ha dignità letteraria leggere è innanzitutto un piacere e poi solo in un secondo tempo un dovere. Oltre ad andare avanti rispetto agli stereotipi politici, riconoscendo che semmai nel fantasy si racconta, da Tolkien in poi, una lotta molto poco di destra contro totalitarismi di vario tipo, e l’esaltazione della diversità e della libertà sopra ogni altra cosa.

Per cui l’invito è di accostarsi a questo genere senza pregiudizi, e cominciare ad immergersi in queste storie eroiche ma non retoriche. Certo, c’è un grosso ostacolo per i neofiti: il fatto che sono tutte praticamente saghe. Ma una volta cominciato, sarà difficile smettere.

Elena Romanello

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