Prerogativa

Guardandoci intorno con occhio critico e allenato ci accorgiamo con dolore e spavento che molte questioni sono prerogative solo italiane.

Negli altri paesi certe cose non accadono o accadono di meno. E’ tipico dell’italiano medio lasciar correre, fingere di non vedere. Nessuno segnala una buca, un semaforo guasto e lo fa dopo giorni e giorni.

Nel nostro paese gli impiegati di livello sono senza cravatta e senza il cartellino di riconoscimento con il nome  e la qualifica stampata sul petto, i bidelli sono senza divisa, le segretarie sono svenevoli senza essere professionali, gli impiegati postali non salutano i clienti, le fermate degli autobus sono senza pensiline o sono presenti a macchia di leopardo, senza seguire alcun criterio logico. Solo nel nostro paese si privilegia solo il centro storico delle città a discapito delle periferie. Le periferie di altre città europee sono linde, pulite, persino le case popolari hanno un aspetto signorile. Nel nostro paese gli infermieri negli ospedali sono scorbutici, trattano la gente con eccessiva familiarità. Le donne che partoriscono da noi sono maltrattate dal personale medico in modo indegno. Solo nelle nostre università si fanno lunghe file per qualsiasi documento, bisogna aspettare in fila cosa che non accade ad esempio ad Amsterdam. Solo nelle nostre autostrade le gallerie sono scarsamente illuminate, con luci fioche.

Se facciamo confronti notiamo che il nostro paese arranca, rimane indietro, prigioniero della sua lentezza e burocrazia. Eppure i problemi sono gli stessi, solo che altrove li risolvono in modo diverso, con più energia e intelligenza. Per uno strano mistero del destino tendiamo  a complicare le cose più semplici. Abbiamo il potere di trasformare le cose più banali in questioni complesse. Non concediamo tregua ai cittadini ignari.

Per una visita medica specialistica per ostioporosi cronica bisogna fare ogni volta doppie file solo per presentare dei documenti che potrebbero benissimo essere consegnati all’entrata. Siamo allenati a farci del male. Lasciamo gruppi di anziani malati alle ossa a fare file interminabili e inutili. Non abbiamo la testa sul collo, siamo svagati, svampiti. Consentiamo ai mezzi pubblici senza aria condizionata, perché rotta, di viaggiare con i finestrini chiusi ermeticamente che potrebbero essere aperti al momento della partenza dell’autobus dal capolinea. Evitando così svenimenti di donne e bambini.

Il colmo lo abbiamo raggiunto quando alcune strade di periferie  romane ricoperte di rifiuti sono state sgomberate in fretta e furia per l’arrivo del papa. Molti hanno auspicato che il papa aumentasse le sue visite nei vari quartieri degradati della capitale, squallidi e abbandonati a se stessi . Marciapiedi sconnessi che nessuno ripara, segnalazioni inascoltate.

Non possiamo e non dobbiamo buttarla in morale ma dobbiamo essere certo più responsabili e prendere esempio dagli altri, umilmente senza arroganza e presunzione.

 

Ester Eroli

 

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