Ricercare la causa degli attacchi di panico

Ricercare la causa degli attacchi di panicoGeneralmente i medici, specie quelle di famiglia, delle asl, non perdono tempo a visitare a domicilio gli assistiti e nemmeno si pongono il problema di ricercare le cause di una malattia. Ogni malattia è legata anche alla condizione psicologica del paziente. Nessuno si cura di valutare la volontà del paziente, le sue predisposizioni. Nessuno medico ormai si permette più di entrare nella sfera privata del paziente.

Ci sono atteggiamenti dei pazienti che sono campanelli d’allarme per un medico scrupoloso, pieno di buonsenso, invece tutto sfugge di mano. I medici si limitano a guardare il malato con un sorriso artificiale di circostanza, non affettuoso, senza prestare attenzione a niente. Nel caso ad esempio degli attacchi di panico, veri disturbi d’ansia molto diffusi, specie fra le donne, i medici si limitano a riepilogare i sintomi come tremori, sudorazione, soffocamento, palpitazioni, svenimento, torpore, nausee, formicolii, brividi, vampate, vertigini, capogiri, timori ecc e a offrire al paziente, specie se recidivo, una adeguata terapia farmacologica legata a farmaci antidepressivi. Il medico non tiene conto dei fattori psicologici che ci sono dietro, dei sentimenti, delle tare ereditarie, degli stati d’animo, delle terribili situazioni vissute.

Di solito chi viene colpito da attacchi di panico perde il controllo perché è stato sopraffatto dagli eventi. L’unica alternativa per reagire alla paura è il distacco ambientale. La cosa peggiore in un attacco di panico non sono i sintomi tanto elencati dai medici ma il senso forte di irrealtà, di straniamento, di assenza di contatto . Di solito chi è colpito impallidisce, respira a fatica, prova angoscia confusa e irritazioni a causa di un evento, di una visione che gli ha avvelenato la vita. Il paziente perde il gusto della contemplazione della vita stessa nel suo svolgersi quotidiano. Alla base c’è una situazione di forte stress, ma soprattutto c’è la noia, la stanchezza, il ripudio di una realtà piatta senza prospettive. Gli adolescenti che cominciano a sognare, quando si trovano davanti a una realtà priva di possibilità si sentono invisibili, intontiti. Non riescono a concentrarsi sul da farsi perché il destino mette i bastoni fra le ruote. Una donna che ha da poco partorito si ritrova la figura rovinata dal parto. Allora la rabbia diventa incontenibile e esplode a suo modo, rovinosa e crudele. Con gli attacchi di panico non si deve temere nulla, dopo dieci minuti è tutta acqua passata. L’unico problema è che colgono alla sprovvista e la tentazione è quella di lasciarsi andare. Per risolvere il problema, e questo i medici lo sanno, non bastano i farmaci, sarebbe troppo comodo. Bisogna innanzitutto aspettare che l’attacco passi poi cercare di rassicurarsi con la presenza degli altri. Non si può contemplare in silenzio il dispiegarsi del male. Il passo successivo è quello di dare una motivazione, un senso alla nostra vita magari con un hobby, con una occupazione, con un lavoro stimolante e febbrile. Occorre lasciare spazio all’ansia di conoscenza e quindi sono di aiuto viaggi, lavori in biblioteca, raccolte di francobolli, serate in locali, feste appropriate, incontri di gruppo, visite guidate, corsi, concorsi, ricerche, visite da amici, ascoltare musica, concerti. Bisogna eliminare dalla testa ricordi dolorosi, errori fatti. Chi viene colto da attacchi di panico è demotivato, di cattivo umore, colmo di tristezza, di asprezza, devastato magari da una perdita, morso dal dolore, incapace di sopportare il dolore.

Per smettere di soffrire bisogna imparare ad avere sempre una parvenza di sorriso sulle labbra, una espressione serena e imparare a non ripensare al tempo passato. I ricordi dolorosi vanno tralasciati, sono solo ostacoli alla tranquillità e fanno ansimare l’anima. I medici si affrettano a curare questi attacchi in modo troppo precipitoso e danno terapie quasi uguali per tutti, ma ogni essere umano è un mondo a sé, non è un burattino. Il paziente si deve aiutare da solo trovando un senso alla vita, un’occupazione valida, non è mai troppo tardi per conoscersi e per conoscere gli altri.

 

 

Ester Eroli

 

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