Richieste di aiuto

Richieste di aiutoLa vita, anche nel suo svolgimento quotidiano, ci appare bella e attraente specie quando si possiede salute, lavoro, benessere economico, amicizia, amore. La comodità personale ci fanno amare la vita. La gioventù, la ricchezza, l’amore ci sembrano doni spettacolari. Apprezziamo un piatto succulento, una vacanza al mare, un volto perfetto. Ignari accettiamo le benevolenze della vita, le sorprese del destino, allora andiamo a cavallo, giochiamo a tennis, andiamo a ballare. Spesso però essa ci appare misteriosa, e a tratti poco piacevole quando subentra la malattia, il dolore. Allora il nostro carattere solare diventa cupo e mesto e della allegrezza non resta traccia. Spesso affrontiamo la vita con l’arma invincibile del sorriso e della leggerezza perché vogliamo solo cavarcela senza pensare di comprendere le ragioni degli altri . In alcuni casi la vita ci mette con le spalle al muro, in una situazione di estremo disagio, di cosidetto allarme rosso, in una condizione che possiamo dire di disagio. Ci sentiamo pronti a soccombere. Inevitabilmente cadiamo nel baratro, nell’abisso, nel rifiuto. Solo quando siamo in allarme rosso ci rendiamo conto che ci sono altre persone nelle nostre condizioni. Intanto alla gente non importa nulla dell’altro, dei suoi problemi. Nella nostra società le grida disperate degli infelici non vengono quasi mai sentite . Ci sono quelli che bussano alle porte delle istituzioni, dei conventi, si fanno ospitare in trasmissioni televisive per gettare luce sulla propria situazione, si rivolgono a sezioni di partito, ad ambasciate, a chiese, a centri di ascolto. I casi di allarme rosso sono tanti: donne che denunciano le violenze del marito in commissariato e poi vengono uccise nonostante le denunce, ragazzi senza lavoro ridotti alla fame che si tolgono la vita, donne straniere costrette a prostituirsi, imprenditori che si uccidono per debiti con il fisco. La società moderna ignora il destino di chi è in allarme rosso perché non vuole mai metabolizzare il male, preferisce non vederlo. La precarietà, la povertà si combattono guardando lo shopping natalizio nelle vie opulente del lusso, con la barriera protettiva della nostra vita agiata. La nostra vita è solo dedizione al divertimento sfrenato. Non c’è tempo per piangere, per piangersi addosso, per decidere, per fare un gesto naturale di compassione. Il disoccupato diventa solo una pratica da sveltire nell’ufficio di collocamento con aria professionale, una scheda, un frammento di vita. Non siamo mai amichevoli e complici di chi soffre. Poi quando anche noi andiamo in allarme rosso siamo disperati attiviamo tutte le risorse nella speranza inutile che qualcuno ci soccorra. La decisione dell’umanità dovrebbe essere quella di ascoltare e lenire le ferite degli altri, che diventano le nostre. Le richieste di aiuto dovrebbero venire ascoltate soprattutto dalle istituzioni, se no un cittadino si sente abbandonato.

 

Ester Eroli

 

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