Santa Cristina

Santa CristinaA undici anni Cristina, di buona e ricca famiglia, era una fanciulla troppo bella per poter girare sola per le strade. Suo padre, il tremendo Urbano, la fece rinchiudere in un’ alta torre inaccessibile con al seguito solo dodici ancelle che dovevano accudirla e seguirla senza mai perderla d’occhio. La sua colpa, oltre alla bellezza incantevole, era quella di aver ceduto alla conversione al cristianesimo nascente. Più volte il padre la convinse a tornare ai riti pagani ma lei rimase nella sua posizione. Allora il padre senza cuore la fece flagellare, come Cristo, e gettare in carcere. In seguito la consegnò ai giudici romani che la sottoposero a mille tormenti e torture. Il supplizio durò a lungo perché la bimba fu sempre salvata dall’intervento miracoloso di tre angeli che la portarono in salvo. In carcere fu vista parlare con tre angeli che guarirono le sue ferite. Incapace di morire mise a dura prova i suoi aguzzini. Allora i crudeli persecutori romani le misero una pesante pietra al collo e la annegarono nel lago di Bolsena, ma lei riuscì a uscire viva e a tornare sana e salva a riva. Il padre, vedendo il prodigio, morì con un infarto improvvisamente. Alla fine fu martirizzata e morì co due colpi di lancia all’altezza del cuore. Parti del suo corpo , martirizzato nel 304 sotto Diocleziano nel IV secolo, si trova nel cimitero sotterraneo della basilica minore di Bolsena, nella provincia di Viterbo, dove troviamo anche una statua a lei dedicata . Il racconto della sua passione, che la accomuna a Cristo, si trova in un testo antico del nono secolo che parla di una bimba vergine martirizzata con inaudita crudeltà. Il 23 e 24 luglio a Bolsena avviene la spettacolare rievocazione storica del martirio, una manifestazione popolare di grande respiro e tradizione. Si tramanda di padre in figlio. La manifestazione prevede quelli che vengono chiamati misteri. Quadri plastici su supporti e palchi di legno raccontano e rappresentano le fasi della breve vita della santa. I quadri, in forma muta, con la partecipazione di figuranti, in vari ruoli, con vari costumi, vengono dislocati nei vari punti del centro storico e nelle cinque piazze principali. Di solito si tratta sempre di una quindicina di quadri viventi, che vedono la partecipazione di molti giovani del luogo e della zona. La tradizione non ha mai avuto una battuta d’arresto. L’azione scenica descrive i momenti in cui la santa è uscita indenne dalle prove fino all’epilogo finale. I quadri ripercorrono il martirio e hanno il nome di ruota, caldaia, la fornace, l’inferno, i serpenti, il taglio della lingua, il lago, le frecce, la sepoltura, la gloria. La rappresentazione scenica termina quasi sempre a mezzogiorno. La statua della santa viene portata in processione dalla basilica minore fino alla chiesa fuori porta di San Salvatore. La statua viene fatta sostare davanti ai misteri scenici che descrivono gli episodi di vita della santa.

 

Ester Eroli

 

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