Situazioni italiane

Situazioni italianeEsistono dei fenomeni sociali, culturali, politici che sono tipicamente italiani, come ad esempio il proliferare indiscriminato di dipartimenti, di unità organizzative all’interno di organizzazioni aziendali sia private che pubbliche, di circoscrizioni anche territoriali, delle università. Nelle università, soprattutto in passato, i dipartimenti, che raggruppavano settori di ricerca omogenei e affini, erano numerosi. Grazie a un nuovo processo di semplificazione l’articolazione interna di molte facoltà si è snellita. Interi dipartimenti sono stati riorganizzati, molte aree e corsi sono stati soppressi e gli studenti convogliati verso settori analoghi. Alcuni inutili corsi sono stati eliminati. Tuttora però, in alcuni contesti, permangono complesse ripartizioni territoriali e organizzative, con un numero sempre più elevato di dirigenti. Le suddivisioni a livello superiore appaiono complicate e fatte in modo grossolano non razionale. I capi dipartimento, a cui compete la direzione, il controllo, il coordinamento, la responsabilità di un intero comparto sono sempre più numerosi. Per garantire la continuità del lavoro basterebbe un dirigente per più dipartimenti di aree affini. La programmazione aziendale dovrebbe tenere conto delle diverse aree tematiche di intervento e suddividere i compiti in modo da evitare il numero eccessivo dei dirigenti. Ogni azienda dovrebbe puntare sulla autonomia organizzativa e su persone capaci in grado di assumere il controllo di più dipartimenti simili. I dirigenti con i loro elevati compensi costituiscono un costo, ridurre il numero dei dirigenti potrebbe essere la strada per risparmiare. Un unico dirigente in gamba per più settori può ugualmente garantire l’efficienza e la rapidità, il controllo e la direzione di un’azienda . Invece purtroppo in Italia continuano ad essere presenti aziende e realtà locali che hanno al loro interno più dirigenti che dipendenti, il numero dei capi supera quello delle persone impiegate. La semplificazione dovrebbe portare anche a ridimensionamento del numero dei dirigenti. Molto è stato fatto ma ancora resta da fare, specie in questo periodo di profonda crisi.

 

Ester Eroli

 

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