Una sottile invasione

Una sottile invasioneIl mondo economico, degli affari procede sempre a ritmo serrato, non guarda in faccia a nessuno. L’economia è quella che regola tutti i rapporti. Il mondo del lavoro ha le sue logiche, le sue leggi, le sue teorie. Il mondo del lavoro ha i suoi meccanismi perfetti. Il potere economico mostra sempre il suo volto migliore. Eppure a ben guardare troviamo degli ingranaggi difettosi, delle smagliature nascoste fra i tessuti del potere, specie economico. Alcune forme di potere in verità ci sembrano impeccabili, anche se producono nel tempo molti effetti collaterali. Analizzando una ampia casistica di ambienti di lavoro ci rendiamo conto di una cosa fondamentale, a cui prima non avevamo fatto caso: ogni ambiente, anche il più insignificante, è inquinato dalla politica. La politica invade varie sfere, decide incarichi, stabilisce direttive da seguire, nomina capi e dirigenti. E’ la politica che manipola le selezioni, le formazioni del personale. Chi crede che tutto sia innocente è ovvio che si sbaglia. Il potere politico è nascosto ovunque, si annida insidiose fra le pieghe della burocrazia. Lentamente la politica ha guadagnato terreno, ha acquisito importanza, ha anche abusato del suo potere smisurato. Così accade come per magia che gente con curriculum scadenti viene messa a capo di dipartimenti, di sezioni. Le stesse auto aziendali vengono date in dotazione solo a persone affiliate a certi correnti politiche. Il colmo però lo si raggiunge quando gruppi politici di potere si fanno la guerra in modo subdolo talvolta silenzioso. I dipendenti di un certo settore vengono bistratati solo perché seguono un certo filone politico. Non conta il merito, la preparazione, le capacità individuali. Conta essere schierati in un certo orientamento che se è quello vincente si hanno dei privilegi in caso contrario si è messi in minoranza. Persino nella scelta delle stanze in un ufficio si segue la logica dell’indirizzo politico. Chi ha in mano le chiavi si sceglie le postazioni migliori, gli altri si devono arrangiare, anche se gli altri magari hanno un problema di vista, di correnti d’aria. La spartizione certosina degli incarichi, delle mansioni, non guarda in faccia a nessuno. Le soluzioni trovate non restano aperte, diventano leggi da rispettare malgrado tutto. Allora ci rendiamo conto di essere entrati nel meccanismo perverso del potere che non lascia scampo. Nei luoghi di lavoro per questo si incontra gente che non ride mai e che vorrebbe solo scappare, solo che non può.

 

Ester Eroli

 

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