Strani comportamenti

Per educazione si intende quasi sempre il comportamento di un individuo. La parola viene dal verbo latino educere che significa tirare fuori. Il maestro tira fuori all’alunno quello che ha dentro e che fatica a uscire. In Inghilterra education significa istruzione. In altre parole educazione è sinonimo, in certi contesti, di istruzione. Una formazione adeguata deve tener conto anche della educazione in generale, non si può prescindere. Un comportamento educato è caratterizzato da gentilezza, rispetto dell’altro, buone maniere. Negli ultimi tempi la nostra società sembra diretta in tutt’altra direzione. Sono sempre più frequenti i casi di persone colte che incontrando i propri simili non salutano, anzi si voltano dall’altra parte, magari chiudono il cancello in faccia ai malcapitati. In ascensore queste persone rispettabili non rivolgono la parola e poi se ne vanno, una volta usciti dall’ascensore, senza salutare con una incredibile tracotanza. Ci domandiamo a cosa sia servita la loro cultura. Sicuramente appunto perché colti si ritengono superiori agli altri e quindi autorizzati a disprezzare gli altri. La cultura dovrebbe servire ,almeno in teoria, a migliorarsi non a ridursi come bruti senza anima. Le cose peggiorano quando questi strani comportamenti vengono assunti in contesti più ampi come nelle scuole, nelle mense, negli uffici. I dirigenti non osano parlare con i dipendenti, non spendono nemmeno una parola per paura di essere contaminati, di sprecare il fiato con gente che non merita. Bisognerebbe sapere che ogni persona è un universo a sé che è degno di esplorazione, di conoscenza. Gli altri potrebbero avere un talento utile per noi. Non si può escludere a priori un dipendente solo per il fatto che non è un dirigente a tutti gli effetti. Non salutare significa mettere paletti, delimitare la propria sfera d’azione, impedire all’altro di avventurarsi alla conoscenza del nostro io, che difendiamo a spada tratta. A lungo andare questo strano comportamento produce irritazione, chiusura, procura una frattura definitiva. Una volta delimitata la propria area non si accettano estranei. L’altro rimane sempre un perfetto sconosciuto in virtù del muro che abbiamo innalzato. Quando poi una persona scompare definitivamente dalla scena del mondo restano nell’aria, nella coscienza, tanti nodi irrisolti, tante incomprensioni mai chiarite. L’amicizia che poteva nascere non è nata e ora, dopo il commiato, non è più possibile ricucire nessun tipo di rapporto. Ci consegniamo all’eternità con queste pietre sul cuore, che diventano macigni quando scopriamo che la persona deceduta non era poi così male, aveva un talento che era meglio scoprire invece di chiuderci. Preferiamo rimanere padroni incontrastati del nostro campo, magari da soli. La cultura apre le porte dell’individualismo più accanito. I principi basilari dell’educazione vengono calpestati. Ormai non ci meravigliamo più di questi strani comportamenti perché abbiamo capito che la cultura non è essenziale, specie quando viene messa la servizio della maleducazione.

 

Ester Eroli

 

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