Strani pensieri attraversati dal dolore e dall’affetto

Strani pensieri attraversati dal dolore e dall’affettoSpesso ci è capitato nella vita di fare un viaggio in treno, magari abbiamo attraversato paesi, campagne e città. Ci siamo soffermati in stazioni di passaggio, abbiamo visto attraverso i finestrini campi coltivati a grano, casolari, strade dense di traffico, giardini, lungomare di località famose. Passando con il treno o con il pullman o con l’auto privata, con l’autobus abbiamo guardato intorno, abbiamo sbirciato dentro le finestre delle case, nei giardini pubblici, nelle piazze assolate, nei bar. Ci siamo imbattuti in diverse scenette: due fidanzati abbracciati che si scambiano tenerezze, due anziani coniugi seduti su una panchina a gustare un gelato, un bambino che costruisce un aquilone con suo padre, ragazze eleganti al passeggio, mamme con i passeggini, ragazzi con il cane al guinzaglio. Guardando poi attraverso le finestre illuminate e aperte abbiamo visto tavole imbandite a festa, gerani rossi esposti e piante rare, persone intente a giocare a carte intorno a un tavolo. In alcuni casi abbiamo assistito a episodi divertenti a esempi di vita spensierata e felice. Se noi avevamo la morte nel cuore, l’angoscia nelle viscere quegli squarci di vita ci sembravano invidiabili. Abbiamo invidiato la giovane bionda bellissima vestita di bianco, la coppia felice che si scambia effusioni, il bambino con un enorme cono di gelato al cioccolato, quello che magari noi non possiamo più mangiare per problemi di allergia. La vita degli altri ci sembrava in alcuni momenti splendida a differenza della nostra. Qualche volta però ci è successo di scendere dal treno, di soffermarci in una stazione, in un bar e allora abbiamo parlato, abbiamo conosciuto, abbiamo saputo. Le persone incontrate per caso sulla strada, sulla via ci hanno raccontato strane realtà. Alcune ci hanno parlato a cuore aperto, liberamente sapendo che non le avremo più riviste. Ci hanno raccontato dei figli separati, delle nipoti malate di anoressia, dei figli giovani morti in paurosi incidenti stradali, di mali incurabili, di sofferenze dell’anima. Allora abbiamo rivalutato la nostra vita, l’abbiamo vista sotto una luce diversa, meno forte, meno fastidiosa. Ci siamo resi conto che invidiare gli altri non serve, perché ognuno ha la sua croce, piccola o grande, che deve saper portare bene. Ognuno ha la sua responsabilità, il suo peso da portare e non serve ribellarsi. In fondo la sofferenza e l’altra faccia della felicità, con cui conviene convivere. Forse attraverso la sofferenza e il dolore possiamo riscattarci, tornare a essere quello che siamo sempre stati e che saremo sempre umani. Siamo umani che abbiamo solo bisogno di affetto e di credere nei valori, di credere nella forza del bene, di credere nella vita.

 

Ester Eroli

 

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