Tobin-tax è Robin-tax?

La tassa sulle transazioni di azioni e derivati, detta appunto Tobin-tax, di cui oggi tanto si discute nella UE, potrebbe arrivare in porto. Sarebbe di certo un passo importante nei confronti dell’utilizzo speculativo del trading che smuove ingenti risorse finanziarie sui Mercati.

Ma nella UE non tutti sono favorevoli. Mentre il premier francese Sarkozy spinge come un paladino dei tempi di Giovanna D’Arco, di contro il premier inglese Cameron, memore della guerra dei cent’anni, la osteggia ritenendola un’autentica sciocchezza, anche se a onor del vero, una tassa analoga esiste già da tempo nel Regno Unito. La cancelliera Merkel nicchia, mentre il nostro Mario Monti, ricalcando un’opinione già espressa dall’ex premier Romano Prodi, si è mostrato favorevole, a condizione che venga accettata da tutti i paesi membri, poiché in caso contrario si rischierebbero ulteriori squilibri e speculazioni di mercato.

Tale tassa doveva essere già applicata una decina di anni orsono, proprio su richiesta dell’allora premier francese Jospin, ma, osteggiata da parecchi membri della UE, ancora non investita dalla crisi economica, non se ne fece nulla. La richiesta di Sarkozy viene vista come una mossa da campagna elettorale, ma lui nega, ribadendo che vuole dare un colpo forte al mondo occidentale che da tre anni è in tempesta a causa di una finanza senza regole, che si è comportata in modo folle, ribadendo come anch’essa debba partecipare al rimborso del deficit.

Così mentre anche il Vaticano, sentendosi improvvisamente uno stato europeo (anche se con molti distinguo) dice la sua appoggiando l’iniziativa, gli Stati Uniti e le potenze asiatiche non ci pensano nemmeno. Loro d’altronde non sono sotto attacco speculativo, per cui, al

momento non ritengono immorale l’uso del denaro per scopi speculativi e nemmeno subiscono la pressione dell’opinione pubblica che è ben al corrente di come la crisi finanziaria sia stata originata proprio dai mercati finanziari.

In ogni caso uno strumento come la Tobin-tax, obbligando la finanza a pagare almeno una parte dell’attuale crisi, permetterebbe una più equa ridistribuzione delle ricchezze. Certo, non si può pretendere che sia in grado di curare tutti i mali causati dalla finanza, però può far restituire alla sfera politica gli strumenti di controllo su di essa.

C’è già chi la chiama ironicamente Robin tax, ma dopo i disastri combinati dalle disincantate e inaffidabili lobby finanziarie si sente il bisogno di una contro-lobby che tuteli le classi più deboli e faccia pagare, in tutti i sensi, coloro che fino adesso abbiano agito con eccessiva disinvoltura e poca lungimiranza ai danni di tutto il mondo occidentale.

 

Adriano Zara

 

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