Avendone facoltà, il turista aggressivo compie una sintesi a priori sui comportamenti altrui che non rispecchiano o mal si adeguano alla sua concezione di spazio pubblico: una sintesi perché considera tutti i comportamenti estranei alla pari del proprio, di tutti ne fa uno e poiché li racchiude – in gergo filosofico, li riconduce – sotto il suo comportamento, il suo comportamento è quello giusto, corretto, è da modello; a priori perché tale comportamento si esplica come regola necessaria che riconsidera e corregge tutti i suddetti comportamenti estranei, a prescindere dalle particolari condizioni in cui si manifestano, punendo chi non vi si adegua e tacciandolo di impazienza – in gergo meno filosofico “io faccio così e peggio per te”; concezione di spazio pubblico perché fa un uso esasperato ed esasperante dell’idea stessa di pubblico spazio, in virtù del fatto che ciò che appartiene a tutti, la res publica appunto, non appartiene a nessuno e, seguendo questa logica, ciò che non appartiene a nessuno non merita rispetto, affatto. Una volta subentrato questo tipo di ragionamento ed esposta la semplice anatomia, diviene chiaro come mai il turista aggressivo dimostri così poca attenzione per le convenzioni internazionali, credendo di non mostrare difetto alcuno. Parafrasando Montaigne, la figura del turista aggressivo non assume la ragione del luogo, non ne è in grado.
Altra facoltà su cui fa leva, in misura minore ma non per questo meno importante, è la capacità di dedurre da pochi esempi una regola generale che ne descriva i tratti. Si tratta infatti dell’induzione, un ragionamento tipico di ogni giorno. La descrizione è semplice, almeno tanto quanto il numero di problemi che implica: dall’esperienza reiterata di pochi casi simili (a volte anche solo uno) si cerca di dedurre un caso generale che racchiuda, come una regola o legge da seguire, i casi particolari sinora incontrati. Nel caso del turista aggressivo, questa facoltà non è utilizzata direttamente, non vi è traccia di un utilizzo volontario da parte del soggetto, tanto meno avviene con piena consapevolezza. Vi è un utilizzo passivo, cioè l’atteggiamento coinvolgente di questa figura induce chi vi sta attorno ad un rapido giudizio, ad una intuizione: scovata la nazionalità del rumoroso viandante, se ne deduce che tutti i suoi connazionali si comportino così; il turista aggressivo gode della proprietà di innescare in diverse persone un’intuizione generale azzardata, intuizione che ha per argomento uno stereotipo nazionale.
Questa analisi semi-seria dimostra che il turista aggressivo nasconde un profondo impegno filosofico.
Morgante Marco