Tutto è vanità

Ognuno di noi ha una scala di valori, ci sono cose che nella nostra testa hanno la priorità assoluta rispetto ad altre. Spesso ci accaniamo sulla riuscita di un progetto e non pensiamo ad altro finchè accade un nuovo evento in grado di distoglierci, di allontanarci dal progetto iniziale. Certe cose a un certo punto passano in secondo piano, diventano insignificanti, fasulle.  Di fronte a degli eventi più grandi di noi il nostro piccolo mondo è veramente solo un granello di sabbia. Il destino spazza via le nostre convinzioni, i nostri punti fermi, la nostra realizzazione, i nostri sogni. Nel romanzo di Tolstoj “Guerra e pace” , uno dei protagonisti Andrej, lasciatosi con la fidanzata, nutre rancore e odio per l’uomo che la insidiata e che è stato la causa prima della rottura del fidanzamento. Quando Andrej viene gravemente ferito in guerra, per lo scoppio di una granata, e si ritrova all’infermeria con l’odiato Anatolij a cui è stata amputata una gamba, il suo odio scompare. Davanti al dolore, alla morte, le passioni umane, le vendette meschine sono una nullità. Successivamente Andrej scopre anche la vanità del desiderio di gloria che prima aveva provato fortemente. Andrej muore dopo aver scoperto molte e utili verità come la necessità del perdono. Nel romanzo appare evidente l’inutilità della guerra, dell’odio, del conflitto. L’uomo di fronte  a un evento forte alza le mani, magari per poi tornare ad avere, in tempi non sospetti, l’atteggiamento di sempre. Nel romanzo infatti si vede questo tipo di comportamento. I russi, nel pericolo comune della imminente guerra, si aiutano, si uniscono ma poi dopo in tempo di pace ricominciano a invidiare, a vivere nell’intrigo e nel pettegolezzo. La natura umana non ha ancora compreso pienamente che tutto è vanità e non serve accanirsi contro gli altri. Non si fanno guerre fratricide, fra poveri.

 

Ester Eroli