Un grande stupore

Ogni volta che una persona a cui noi teniamo ci tratta male ci sentiamo sprofondare.  Spesso il mondo sembra caratterizzato dalla incomunicabilità. Tutto questo ci fa pensare al protagonista del romanzo Senilità di Italo Svevo. Emilio Brentani, un intellettuale fallito, vive con la sorella Amalia, una donna debole e insignificante,  e fra loro esiste un rapporto sofferto, scialbo che si interrompe con la morte di Amalia. La sorella innamoratasi , senza speranza, del suo migliore amico Stefano Balli si lascia morire affogando il dispiacere nell’etere. Emilio ha un rapporto contraddittorio anche con il suo amico Stefano, che è il suo opposto: deciso, forte, vigoroso, affascinante. La sua relazione con  la esuberante Angiolina è un rapporto aperto, libero, senza legami. Angiolina è una donna senza scrupoli che non disdegna la compagnia di altri uomini e che sfrutta le occasioni che le si presentano. Angiolina non rinuncia nemmeno alla corte dello stesso Stefano Balli. Disgustato Emilio allontana l’amico e smette di frequentare Angiolina. Scoprirà poi che la donna è fuggita con un cassiere di banca  a Vienna. Dopo alcune disastrose esperienze nel campo sentimentale e privato, dopo la morte della sorella, Emilio si ritrova da solo. Nel romanzo si capisce chiaramente che la gente sembra venire in contatto, fare amicizia,  farsi reciprocamente del male e poi tornare alla vita di sempre, in solitudine. Ci sono persone che avevano una famiglia, amici fidati, parenti vicini e in breve tempo, dopo delusioni, reciproche offese, si sono ritrovate sole, senza magari neppure un lavoro. Pensiamo alle persone separate, abbandonate dal compagno/a, lasciate al loro destino dai parenti, allontanati dagli amici per stupide gelosie, lasciati soli da colleghi invidiosi e rivali. Permettiamo a una persona senza appoggi e difese, di inabissarsi nelle sabbie mobili della depressione e della solitudine. Spietatamente conduciamo la nostra vita  senza rendere partecipe gli altri e crudelmente lasciamo che gli altri se la sbrighino da soli. Non muoviamo un dito, restiamo immobili come statue di sale. Certe volte perché abbiamo paura di altre stoccate, di altre ferite. Il romanzo ci descrive una realtà ancora oggi vissuta: persone che si conoscono, si incontrano, relazionano fra loro e poi si fanno del male. Nella parabola finale rimane padrona incontrastata del futuro: la solitudine. Ci condanniamo alla solitudine, condanniamo alla solitudine pur di non cedere di un centimetro.

 

Ester Eroli

 

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