Un mondo spento

In passato non c’erano molte automobili, grandi autostrade, treni ad alta velocità. Il tempo scorreva lento anche nelle grandi città. Il quartiere veniva vissuto proprio come un piccolo paese. Ora la rivoluzione tecnologica ha fatto passi da gigante. Le città sono piene di cavalcavia, svincoli autostradali, pannelli degli autobus elettronici. Tutto per rendere la vita più comoda specie ai cittadini. Il progresso ha creato macchine sofisticate che sostituiscono l’uomo. Così i rapporti umani progressivamente si sono ridotti. I negozi a conduzione familiare sono stati sostituiti dai supermarket dove si fa la spesa autonomamente senza bisogno di commessi, senza bisogno di nessuno. Si mette tutto nel carrello e si raggiunge veloci la cassa. Non si guarda in faccia a nessuno. Sembra che a un certo punto i contatti umani siano evitati. Un senso di fastidio ci prende quando qualcuno ci ferma per la strada e noi andiamo di fretta. Non c’è calma, tregua, serenità. Abbiamo negozi illuminati a giorno, stadi super tecnologici, gallerie splendenti di luce, strade trafficate, mercati con ogni ben di dio e vicino a noi magari non c’è una presenza umana. Facciamo scelte individualiste al massimo grado e trascuriamo le esigenze dell’altro. Cerchiamo allegria, calore umano e ci ritroviamo a scrivere poche frasi in un internet point affollato. Ci perdiamo fra la folla del metro all’ora di punta, fra gli avventori di un bar alla moda, tra i ballerini di una discoteca e ci sentiamo realizzati. Intorno a noi gira un mondo in bianco e nero, spento, perché privo di voci argentine, di voci umane. Spesso ci accoglie la voca opaca e incolore di un registratore di cassa che ci saluta, e dice arrivederci. Non credo che il registratore gioisca nel rivederci, a lui non importa nulla. Si può morire in un reparto di surgelati fra l’indifferenza di tutti. Mentre la gente continua ad acquistare cibo spazzatura e oggetti inutili qualcuno cessa di vivere. Ma bisogna correre e quindi non interessa se per strada si perdono pezzi, anche pezzi di cuore. Il mondo fuori è di colore grigio neppure venato d’azzurro. In tempo di crisi economica, come quella che stiamo vivendo, qualcuno dei politici, fino a ieri amanti del lusso, ha pensato bene di oscurare le città, magari per alcune ore, per risparmiare energia. Non occorre oscurare ciò che già da anni è completamente spento.

 

Ester Eroli

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.