Un perenne vagabondo

Negli anni cinquanta venne realizzato un romanzo, in parte autobiografico, frutto dell’elaborazione di personali appunti di viaggio, che è ancora attuale: “on the road” (sulla strada) dello scrittore statunitense Jack  Kerouac. Nel romanzo viene descritto un viaggio di alcuni giovani amici, in autostop o con mezzi di fortuna , attraverso tutti gli Stati Uniti. Apparentemente i giovani si muovono con la volontà di scoprire da soli il continente americano passando per Chicago, San Francisco, per gli stati del Texas, dell’Arizona, del Nebraska ecc.  In realtà essi mirano a esperienze più intense e ricorrono all’alcol, allo stordimento, alla musica jazz.  Si tratta di uno stile di vita vagabondo, nomade fatto di incontri, di scorribande, di bevute, di esperienze proibite, di viaggi mitici, di camminate in grandi spazi, di entusiasmo, di emozioni.  Il viaggio rappresenta la libertà e si presenta denso di promesse. Spesso la permanenza in certi luoghi provoca monotonia , senso di vuoto, smarrimento, delusione. Allora si deve ripartire di nuovo verso nuovi lidi, nuove tappe. Infatti uno dei protagonisti a un certo punto dice: “non lo so dove andiamo, ma dobbiamo andare”.  I giovani descritti sono nati per così dire per strada, spesso anzi sono stati dati alla luce in un auto, e hanno nel sangue la voglia di vagare, anche senza meta. La loro inquietudine li porta lontano. E’ una gioventù che rifiuta i valori borghesi, che non si adatta alla realtà sociale, al consumismo.  L’unica soluzione è il movimento per trovare una identità, per sfuggire alla desolazione interiore. I giovani durante il viaggio scoprono la desolazione delle città americane : ferrovie abbandonate, strade chiuse, capannoni abbandonati, squallide periferie in contrasto con il centro, cittadine fantasma, case popolari dormitorio, ospedali fatiscenti. Scoprono l’altra faccia dell’America, del benessere. Camminano per strade sconnesse, rovinate, senza riparo,  sotto il sole cocente.  In questa terra ghiacciata la comunicazione è scarsa, i giovani comunicano solo con frasi tipicamente gergali, incapaci di un vero dialogo.  Sono giovani perduti che al tempo stesso hanno delle aspirazioni sia pur velleitarie. Uno dei protagonisti ha aspirazioni letterarie e per questo ha in mente di viaggiare e conoscere il mondo.  Sono aspirazioni destinate a scontarsi con la misera realtà quotidiana. Intere generazioni di giovani hanno considerano importante il viaggio, l’avventura, il peregrinare per il mondo. Ancora oggi si possono vedere giovani bivaccare davanti ai monumenti della città con lo zaino sulle spalle, con la cartina in una mano. In alcuni casi si sono rivelati viaggi insensati che hanno procurato ai giovani anche guai e morte. I giovani continuano a girare imperterriti, perché ancora oggi il viaggio è sinonimo di liberà, di scelte libere.

 

Ester Eroli

 

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