Un safari tutto romano: caccia agli animali di bronzo e di marmo che popolano le vie della Capitale

Un safari tutto romano: caccia agli animali di bronzo e di marmo che popolano le vie della CapitaleA Roma, partendo proprio dal cuore della Capitale, da piazza Venezia, si può fare un safari tutto particolare, una metaforica caccia al tesoro per scovare gli animali di marmo e di bronzo che respirano la loro vita segreta nella giungla romana, tra lo smog e il viavai cittadino. Tutto un bestiario fantastico che racconta il passato remoto all’ombra del cupolone.
Si comincia proprio da Piazza Venezia, ammirando al centro del candido splendore del Vittoriano (che per i romani era e resta la macchina da scrivere…) l’enorme cavallo (lungo 12 metri) di bronzo brunito montato dal primo Re d’Italia, Vittorio Emanuele II. Ci crederete a stento ma la pancia di quell’elegante destriero fece da sala da pranzo a un gruppetto di operai, i venti che lo avevano costruito. Una foto dell’archivio Alinari lo testimonia. Con un sorriso.
Dopo aver percorso la via del Plebiscito (che ricorda l’atto formale con cui i romani decisero di diventare italiani nel 1870…), occorre svoltare a destra in Via della Gatta che deve il suo nome alla gattina di marmo arrampicata sul cornicione di Palazzo Grazioli (la residenza romana del premier) che compare all’improvviso, girando gli occhi in su, quando si arriva all’altezza dello slargo antistante l’entrata del bel palazzo. Se pensate che sia un inno ai tanti, celeberrimi gatti di Roma, vi sbagliate di grosso: la gatta è egiziana e proviene da un antico tempio di Iside. Il culto della dea egiziana fiorì ai tempi di Cesare e Antonio, quando nella Città Eterna giunse, in catene d’oro, la bellissima regina d’Egitto, Cleopatra.
La caccia al tesoro continua in piazza del Collegio Romano. Di fronte al curioso giocatore si staglia un grande palazzo color crema: il Collegio romano, appunto, che fu collegio romano dei Gesuiti e che ora è sede di uno dei più prestigiosi licei romani: il Visconti. I due draghi che sembrano far la guardia dalla sommità dello splendido palazzo sono simbolo della nobile famiglia dei Boncompagni.
La giungla d’asfalto ospita anche un elefante di marmo. Si trova in Piazza della Minerva, di fronte alla Chiesa omonima. Per raggiungerlo, occorre girare a sinistra in via del Pie’ di marmo. L’elefantino è uno dei tanti capolavori barocchi di Gianlorenzo Bernini. Il piccolo pachiderma reca sul dorso un prezioso obelisco egiziano. Che c’entra, vi chiederete, un elefante tra il Pantheon e Piazza Navona? Un’iscrizione sul basamento del piccolo-grande capolavoro può aiutare a risolvere il busillis. Vi si legge, in latino: “Robustae mentis esse/solidam sapientiam sustinere”. Cioè bisogna avere una mente forte per sostenere una solida sapienza. Insomma bisogna somigliare a piccoli-grandi elefanti.

 

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