Si comincia proprio da Piazza Venezia, ammirando al centro del candido splendore del Vittoriano (che per i romani era e resta la macchina da scrivere…) l’enorme cavallo (lungo 12 metri) di bronzo brunito montato dal primo Re d’Italia, Vittorio Emanuele II. Ci crederete a stento ma la pancia di quell’elegante destriero fece da sala da pranzo a un gruppetto di operai, i venti che lo avevano costruito. Una foto dell’archivio Alinari lo testimonia. Con un sorriso.
La caccia al tesoro continua in piazza del Collegio Romano. Di fronte al curioso giocatore si staglia un grande palazzo color crema: il Collegio romano, appunto, che fu collegio romano dei Gesuiti e che ora è sede di uno dei più prestigiosi licei romani: il Visconti. I due draghi che sembrano far la guardia dalla sommità dello splendido palazzo sono simbolo della nobile famiglia dei Boncompagni.
La giungla d’asfalto ospita anche un elefante di marmo. Si trova in Piazza della Minerva, di fronte alla Chiesa omonima. Per raggiungerlo, occorre girare a sinistra in via del Pie’ di marmo. L’elefantino è uno dei tanti capolavori barocchi di Gianlorenzo Bernini. Il piccolo pachiderma reca sul dorso un prezioso obelisco egiziano. Che c’entra, vi chiederete, un elefante tra il Pantheon e Piazza Navona? Un’iscrizione sul basamento del piccolo-grande capolavoro può aiutare a risolvere il busillis. Vi si legge, in latino: “Robustae mentis esse/solidam sapientiam sustinere”. Cioè bisogna avere una mente forte per sostenere una solida sapienza. Insomma bisogna somigliare a piccoli-grandi elefanti.