Halloween, una festa come tante

Halloween, una festa come tanteSiamo ormai prossimi alla data del primo Novembre che vede come protagonista principale la festa di Era in realtà una festa popolare di origine pre-cristiana, diffusa in Europa dai Celti. I celti non temevano assolutamente i morti e lasciavano del cibo per loro sulla tavola, perché credevano che nella notte di Halloween il velo che divide il mondo dei vivi dai morti si assottigliasse consentendo ai vivi di avere dei contatti con l’aldilà. Secondo i celti i fantasmi potevano ,nella notte della festa, fare scherzi agli umani, scherzi di vario tipo. Si usava intagliare zucche a forma di testa e porvi dentro una candela accesa dentro. Questa usanza nasceva dall’idea che i defunti vagassero per la terra con dei fuochi in mano per portare con sé i vivi (riferimento sicuramente ai fuochi fatui della materia in decomposizione). La zucca serviva per scacciare gli spiriti dispettosi pronti a portarsi via altre anime. Si trattava di spaventare gli spiriti con vari mezzi.  Tutta la festa serviva proprio come esorcismo. Si credeva infatti che le streghe, quelle morte bruciate sui roghi, vagassero nella notte per vendicarsi della loro morte atroce sui viventi e approfittassero dei loro maggiori poteri conferiti durante la notte di Halloween. Ai nostri giorni, ricollegandosi a questa antica tradizione, si festeggia la notte degli spiriti mascherati da streghe, vampiri, fantasmi per allontanare la sfortuna. Sono stati col tempo eliminati i collegamenti con la morte e ampliati gli aspetti scherzosi della festa. Con il tempo è divenuta, specie negli Stati Uniti, una festa consumistica. Molte aziende vendono prodotti legati all’evento  come costumi, zucche, dolci tipici ecc.  In altre parole si pensa al business, al profitto e la festa è divenuta, malgrado tutto, una festa commerciale. Negli stati Uniti si sono verificati anche atti di vandalismo, dato che nella notte ci si abbandonava a balli, eccessi in totale anarchia. La chiesa dal canto suo non vede di buon occhio questa tradizione. In passato, quando in Italia non era ancora così diffusa questa usanza, la gente si recava a trovare i propri defunti e si raccoglieva in preghiera nelle chiese. Anche oggi folle di persone si recano nei cimiteri. Ma tra i giovani sta serpeggiando una nuovo modo di vivere: festeggiare dimenticando totalmente i defunti. I defunti vanno rispettati, ricordati per quello che hanno fatto, che hanno pensato e anche per quello che si sono dimenticati di dirci, per quello che non sono riusciti a fare, per quello che non ci diranno mai. I defunti sono parte del nostro passato, ci traghettano verso il futuro, sono vicini nel nostro presente. I defunti fanno parte di noi perché hanno contribuito a scrivere la storia del nostro tempo, che senza di loro non sarebbe stata scritta, o sarebbe stata scritta in modo diverso. Anche noi faremo  parte di loro un giorno. Se non ci ricordasse nessuno sarebbe molto triste, perché tutti siamo parte integrante dell’umanità.  

 

Ester Eroli

 

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