Uomini e donne

Uomini e donneLa mia teoria è questa. Gli uomini e le donne sono uguali sotto molti punti di vista. Hanno solo un diverso modo di arrivare ad un identico risultato. Donne da Venere, uomini da Marte o cose così secondo me non sono letture molto illuminanti. La verità è diversa. Le differenze stanno molto nel come veniamo educati. Visto che si ritiene che le donne siano in un certo modo viene loro insegnato così, mentre agli uomini cosà perché non amano le stesse cose. Ma non credo sia propriamente così. Il cane di mia sorella aveva imparato a ciucciare dal ciuccio e si sedeva come lei perché la vedeva fare una determinata azione. Siamo tutti dei gran copioni. A parte gli atteggiamenti o comportamenti innati di cui parla il fior fior della psicologia, il resto lo impariamo da chi ci sta attorno. Apprendiamo, oltre che nozioni e insegnamenti, anche la maggior parte dei comportamenti. Per me è stata un’illuminazione scoprire questo. Certo poi si potrebbe obiettare che c’è l’indole di ciascuno che rimescola le carte in tavola ma non sempre è così. Funzionano molto meglio l’imitazione e l’omologazione. Quante volte abbiamo visto adolescenti di buona famiglia arrivare al liceo come damerini, trasformarsi verso la terza superiore in comunisti fattoni e tornare ad essere tirati a lucido all’università, giusto prima di prendere il posto del paparino nell’azienda o nello studio di famiglia. E’ così, credetemi. Noi cerchiamo la nostra identità per capire chi siamo ma diventiamo quasi sempre simili al mondo a cui apparteniamo. Le eccezioni ci sono, come sempre, ma si sa che non fanno la regola. E credo che la regola sia proprio quella sopra enunciata. Ma forse non abbiamo scoperto niente visto che anche alcuni detti popolari sono favorevoli a questa teoria. Ad un ragazzo prima di prendere in sposa una giovane si dice sempre di guardare la madre di lei perché la sposa diventerà così. Oppure chissà ho preso un abbaglio e noi diventiamo chi vogliamo essere. Non ne sono convinta. Se ognuno potesse scegliere chi diventare di certo non ci sarebbero tante persone infelici e se ci fossero opportunità così palesi davanti ai nostri occhi forse non sarei neanche qui a riflettere e ne avrai già presa al volo una. Il mio amico è dentista. A lui quel lavoro non piace. Ha fatto tanta fatica per finire gli studi perché non riusciva ad appassionarsi alla materia. Eppure adesso è là nello studio di suo papà con i suoi clienti, che fa quel lavoro che non avrebbe mai voluto fare. Io ho deluso mio padre. Voleva che prendessi in mano le cose sue e non l’ho fatto perché non mi piaceva perché non me la sentivo, perché non volevo passare la vita a fare qualcosa che non amavo. Ero un’idealista. “Te ne pentirai” mi diceva. E non ho ancora capito se aveva ragione davvero. Quando ero al liceo dicevo sempre che lavorare in banca era la morte, che ti appiattiva il cervello, che diventavi un colletto bianco dal cervello bianco perché non sarebbe passata nessuna informazione stimolante. Mentre mio papà lo vedeva come una valida alternativa al suo lavoro, per me. “Scrivere? Ma non è un lavoro” mi diceva sempre “non vorrai andare ad abitare sotto un ponte?”. Ha letto le mie cose poche volte e solo perché una mamma troppo buona lo obbligava di nascosto. Così dopo averlo deluso per la sua azienda non lo volevo deludere più. E dal giornale sono finita in banca. Baratro. Il mio cervello è bianco solo per sette ore e mezza al giorno perché le altre ore, quelle nelle quali non solo alla mia scrivania, le passo in giro alla ricerca di articoli. A casa non ci sono mai, e mi dispiace per mio marito. Sarebbe stato diverso se avessi scelto la via di mio padre? Non lo so ma il risultato è lo stesso. Io e la il mio amico non siamo felici del nostro lavoro. Al contrario, ho colleghi i cui genitori hanno sgomitato per farli entrare nella casta bancaria e ne sono felici. Poche donne, Troppi uomini. E poi vengono fuori discorsi così a pranzo e loro mi guardano male.

 

Castellani Giulia

 

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