Vite in vetrina

Vite in vetrinaIl mondo moderno ha rotto ormai tutti gli argini, è riuscito a dilagare, a penetrare maliziosamente , prepotentemente, nella vita privata di ognuno, si è intrufolato fra le pieghe del quotidiano, nell’anima, persino nei pensieri come un ladro, come un intruso . Come un dio onnipotente ha preteso, senza motivo, di sapere tutto di noi, di conoscere i nostri stati d’animo, le nostre inclinazioni, le nostre emozioni. Noi, come marionette infernali, siamo stati manipolati, siamo stati al suo gioco. Le pareti della nostra casa, del nostro cuore sono franate rovinosamente fino al punto che tutti in un batter d’occhio hanno saputo tutto di noi, quasi più di noi stessi. Con imbarazzo ci siamo trovati sotto i riflettori nei molteplici social network. Il nostro profilo, che per noi doveva essere un luogo dove incontrare amici e conoscenti, dove fare nuove amicizie, un provvido riparo per combattere l’ozio e la noia è stato saccheggiato, controllato, preso di mira da vampiri, pettegoli, maniaci, perversi. Mentre progressivamente si riducevano le occasioni di scambio e dialogo aumentavano le possibilità di essere colti in fragrante, di essere perseguitati, controllati, derisi. Una ferocia, un accanimento senza dialogo. Nel caos le nostre foto sono state osservate, criticate. Per gli altri siamo stati solo come un sacco di plastica dove poter attingere e trovare particolari ghiotti solo per il gusto di sapere. Ci sono arrivati commenti approssimativi, malvagi, fuori luogo, strane parole. Intanto in modo chiaro si vedeva come i profili degli altri funzionavano solo come mezzo di ostentazione. Ognuno nel proprio ambito ci teneva a mostrare la parte bella e meravigliosa della propria vita. Allora si susseguivano immagini di feste, foto di fidanzamenti, di viaggi in terre lontane. Ognuno ci teneva a mostrare le proprie conquiste: una folgorante carriera, magari poi nella realtà fatta grazie a una illustre parentela, un matrimonio di prestigio, l’affetto di un cane, un viaggio in Australia dove nessuno dei colleghi e degli amici è mai andato, l’incontro con un personaggio famoso, l’acquisto di una villa con piscina. Un modo per fare invidia agli altri, per scatenare gelosie, per lanciare una sfida, per mostrare la propria superiorità, ricchezza. Con cura ognuno ha aggiornato il profilo con immagini divertenti del proprio tempo libero per fare rabbia agli altri, per mostrare la propria momentanea felicità, per far sapere agli altri le proprie vittorie. Per far vedere la propria vita scintillante fatta di viaggi, teatri, incontri, abiti eleganti, party, aperitivi. Ci sono madri che al mare hanno invitato i figli a mettere le foto in internet della vacanza per far invidia ai paesani e a chi era rimasto a casa non potendosi permettere le vacanze per ovvi motivi economici. Le persone in difficoltà non si aiutano, si fanno crepare di invidia. Le inevitabili delusioni della vita non sono state esposte con sincerità e umiltà. Sono tutti vincenti, nessuno sconfitto, forse perché il dolore, la malattia, il sopruso riguardano solo noi e pochi sfortunati come noi. Gli altri, per i tanti naviganti, non contano, possono essere semmai solo le vittime passive della nostra superbia. Intanto nel brusio indistinto di insulse chiacchiere i poliziotti sono stati presi a parolacce, le donne belle provocate con parole oscene. Facendo incursioni nei social network la vita degli altri ci appare invidiabile, perennemente felice, un oasi brillante di bellezze indescrivibili. La nostra vita ci appare povera, umile, ridicola se confrontata con quello scintillio di lustrini . Poi scopriamo che il nostro amico che ha messo le foto di una vacanza in Egitto è stato copiato poco dopo da un altro che guarda caso dopo pochi mesi ha scelto la stessa destinazione. Persone che sono in contatto in internet non si incontrano mai nemmeno per un tè, non hanno mia nulla da dirsi, non si parlano mai con gentilezza e rispetto. In certi casi si litiga con rabbia, risentimento, livore come tra persone in cui non corre buon sangue, pur essendo da anni in contatto diretto. Di tutte queste ostentazioni e conversazioni non rimane niente, niente di profondo, niente che lascia una traccia indelebile. In questo nulla fatto di nebbia dove non si sono sentimenti autentici non si può per nulla biasimare chi si blocca di colpo nauseato e esce da certi siti per sempre. Non si può avere nostalgia del veleno che ci toglie il respiro.

 

Ester Eroli

 

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