Vivere nel ghetto delle discriminazioni

Vivere nel ghetto delle discriminazioniNella nostra società incombono molte discriminazioni pur nell’apparente globalizzazione di tutto, anche della cultura. Discriminazioni che tutto sommato seguono regole ben precise e che sfociano nel classismo. In molte occasioni si tratta di rifiuto di uomini diversi, di deboli, di poveri, di emarginati o handicappati, di gente di classe inferiore. La realtà ci suggerisce una vasta gamma di casi. Solo le persone ricche, belle vengono accolte con entusiasmo e rispettate, mai rifiutate. Tutti sono convinti di agire bene, di essere sensibili e invece le discriminazioni mietono vittime senza sosta. I tentativi di discriminazione si sprecano e vengono fatti candidamente alla luce del sole. Molte persone sono trattate in modo ignobile e irriverente anche in ambiti studenteschi.

Negli ultimi tempi alle molteplici discriminazioni si è aggiunta una nuova. Esiste una discriminazione velata, solo a tratti manifesta, anche nei confronti di menti eccelse, di geni, di persone fuori del comune. Queste persone vengono criticate e derise per vari motivi, magari perché sono più riflessive, hanno sempre la testa fra le nuvole, meno gaudenti, meno amanti del riso facile, meno portati per la vita pratica. Queste icone di super intelligenza sono derisi, maltrattati anche dai coetanei che non trovano in loro tracce di aggressività, di furbizia e quindi li considerano a tutti gli effetti degli stupidi idioti facilmente raggirabili. Tra loro i coetanei ridono della goffaggine e ingenuità del tipo intellettuale. Spesso esprimono giudizi a voce alta sui mezzi pubblici, in una pizzeria, in una discoteca. Sono giudizi lapidari, di condanna, conditi con parole sgradevoli, pronunciati con voce arrogante, saccente. Sono parole cocenti, estremamente gravi accompagnate da risate e battute di spirito audaci.

L’intellettuale invece si fida degli amici ciecamente, in buona fede crede a loro con forza, non dubbi al riguardo o remore. Eppure la saggezza degli esseri accademici non conquista. Ci sono ragazzi che hanno scritto libri, che sono assistenti universitari ma che nel gruppo di amici sono tenuti a bada, anche se lui non se ne accorge. C’è sempre qualcuno che parla male di lui con proposito. Gli intellettuali sono tenuti in scarsa considerazione dagli amici stretti, apprezzati semmai solo dagli addetti ai lavori. Sono respinti, messi nel ghetto, forse perché sprovvisti di vivacità e furbizia meschina. La sapienza non è considerata, appare come qualcosa di irreale e inutile.

Questo ripudio avviene spesso anche se non in modo palese e per certi versi è inspiegabile. Intanto mentre tutti parlano a sproposito l’intellettuale si sistema, fa carriera, arriva al cuore del potere con le sue capacità. Sale nelle cattedre universitarie, alla guida di aziende emergenti. Egli gode del suo lavoro, dei suoi progressi, delle sue fatiche senza fare caso agli altri, che aiuta nei casi di bisogno. Egli è pacificato solo mediante il lavoro perché la sua mente in ebollizione ha bisogno di uno sfogo. In fondo al cuore gli altri riconoscono i suoi meriti e ne sono un po’ invidiosi, ma continuano a prenderlo in giro, anche affettuosamente. Mentre gli altri criticano, l’intellettuale, definito tonto e ritardato, lascia la sua firma su articoli, opere, disegni, progetti, monumenti. La soluzione a questa discriminazione la fornisce il tempo che premia sempre la persona libera da catene e che nel fare le cose ci mette passione.

 

Ester Eroli

 

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