Viviamo per il futuro?

Viviamo per il futuro? Tendiamo sempre più a voler avvicinare gli eventi parlandone mesi prima o preparandoci in maniera quasi ossessiva a quanto ancora deve avvenire. E’ l’espressione della fretta di vivere dei nostri tempi o le conseguenze di un consumismo sempre più sfrenato. Viviamo in un mondo dove l’ansia di anticipare quanto ancora deve avvenire pare essere data dal nostro sempre più pressante desiderio di perfezione, dal timore di farci cogliere impreparati. E’ uno stato d’animo che i pubblicitari e gli esperti di marketing e le stesse aziende hanno saputo carpire alimentando ancora di più questa nostra smania con le loro strategie commerciali? Oppure abbiamo subito un tale lavaggio del cervello da comportarci esattamente come le leggi dell’economia volevano? Si ha come l’impressione di trovarsi di fronte all’eterno quesito su chi sia nato prima se l’uovo o la gallina.

La tendenza di precorrere gli eventi è sicuramente una realtà di fatto. L’esempio più eclatante sono le festività natalizie. Già in autunno in tv, in Internet, nei banner pubblicitari, nelle newsletter dei siti turistici viene reclamizzato il Natale e tutto ciò che ci gira intorno. I supermercati iniziano ad esporre addobbi e possibili regali, le luci colorate si affacciano qua e là facendoci già pregustare l’atmosfera natalizia, le vetrine degli esercizi commerciali sono un tripudio di strenne. Quanto frutta alle aziende questo Natale prematuro? Stessa cosa accade per la Pasqua, appena finito il carnevale iniziano ad apparire ovunque le uova multi gusto , a più temi e dalle mille sorprese.

Pensiamo alle vacanze estive. Una volta iniziavano quando l’estate era dichiaratamente aperta, quasi sempre a giugno inoltrato. Adesso le città si svuotano a partire dai primi mesi primaverili. Nelle vetrine dei negozi appaiono a fine febbraio abiti leggeri, costumi, teli da mare, tutto quanto “fa vacanza” mentre ancora il nostro impianto di riscaldamento funzionano a pieno ritmo. Viene da pensare che oggi niente ha più un esatta collocazione temporale, che abbiamo perfettamente assimilato la della relatività di Einstein senza neppure rendercene conto.

Chi ha un figlio che frequenta la scuola materna, fin dal primo giorno si è sentito dire “tra tre anni il bambino andrà a scuola e deve abituarsi fin da adesso agli orari prestabiliti e alla disciplina”. I bambini sono sempre più spronati alla conoscenza, devono di imparare le lettere dell’alfabeto il prima possibile per poter scrivere il loro nome fin dall’età di quattro anni. Non sorprendetevi se durante i colloqui con le maestre dell’asilo, queste vi faranno notare che il bambino non ha in mente lo schema corporeo. I meno ansiosi tra i genitori osservano che è del tutto normale , le maestre ribattono che può invece trattarsi di un inconveniente se il bambino non mette a fuoco che noi essere umani abbiamo una testa, un tronco gli arti superiori e inferiori. I genitori potranno rispondere che il bambino ha capito perfettamente che gli esseri umani non sono marziani semplicemente occorre tempo perché questo sia tradotto su un foglio. Le maestre non sono convinte, è importante saper disegnare da subito, perciò bisogna seguire i bambini mentre sono all’opera ed eventualmente correggerli. Come farà altrimenti quando andrà a scuola? Davanti a episodi del genere sorge spontanea la domanda: è la nostra società che induce chi produce a stare al passo con le sue esigenze?

Passando all’analisi del mondo politico , vediamo perfettamente quest’affanno di prevedere in anticipo tramite la recente operazione degli exit poll, ossia quei sondaggi che vorrebbero comunicare, e magari qualche volta ci riescono, chi è il vincitore delle elezioni politiche un attimo dopo la chiusura dei seggi.

Il sondaggio è uno strumento indubbiamente utile per conoscere una situazione presente, avere dei dati che possono orientare meglio l’azione politica e capire le esigenze dei cittadini , ma quando diventano previsioni puramente pleonastiche, che poco incidono sul benessere delle persone e che spesso si prestano a errori e approssimazioni non è forse il caso di fermarsi a riflettere?

Il Buddhismo incita a vivere il presente con la famosa espressione “qui ed ora” noi potremmo tranquillamente coniare un nuovo motto “siamo qui per il futuro”.

 

Valentina Roselli

 

2 Risposte a “Viviamo per il futuro?”

  1. Ciao Valentina,
    ho letto il tuo articolo e in effetti stiamo diventando figli del consumismo e tutto cio che ci va dietro. Sicuramente dovremmo vivere in un mondo più sereno più calmo tranquillo: non credi che questa frenesia, questo correre di continuo coi tempi sia solo tipico delle grandi città?
    Complimenti per l’articolo!

    Maria Vittoria

  2. ciao Maria Vittoria
    magari fosse tipico delle grandi città io l’ho riscontrato anche
    in provincia o nei piccoli paesi anche se in misura minore…
    decisamente dovremmo darci un regolata!!
    grazie mille per i complimenti………

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