Con la commedia intitolata semplicemente “180”, l’autore ha voluto puntare il dito su una legge uscita nel 1978 che provocò danni e sciagure alle famiglie italiane. La legge 180, altrimenti definita Basaglia dal firmatario della stessa, infatti, decretò la fine dei manicomi e impose: ai malati di mente, di rientrare nelle rispettive famiglie di provenienza, e alle famiglie, di riaccogliere i propri congiunti con palesi problemi psichici; tutto questo senza tener conto del parere degli uni e degli altri, i quali, per motivi diametralmente opposti, si trovarono a dover affrontare nuove situazioni cui non erano minimamente preparati.
Nella commedia c’è anche uno spaccato di vita sociale italiana di quel tempo, con un significativo accenno ai famigerati anni di piombo e con un nutrito elenco dei vizi e malvezzi di un epoca che, sebbene siano trascorsi quasi quarant’anni, dimostra come il Bel Paese non sia affatto cambiato, bensì peggiorato.
L’intenzione dell’autore sarebbe di rappresentarla nella sua nuova città d’adozione curandone la regia, magari con la collaborazione del CSS Udine, Teatro stabile d’innovazione, e/o della locale Accademia d’Arte Drammatica, ma potrebbe anche intraprendere altre strade, quali la formazione di una nuova compagnia teatrale costituita da attori dilettanti, presi dalla strada, ma istruiti e forgiati dall’autore che, ripristinerebbe una sua precedente attività di insegnante di recitazione e, nel contempo, offrirebbe in forma gratuita, l’opportunità a giovani talenti di mettersi in mostra, senza dover passare per strutture didattiche a numero chiuso quali appunto le Accademie.
Adriano Zara