27 gennaio: il giorno della memoria

La Repubblica Italiana ha fissato il 27 gennaio, giorno in cui fu abbattuto il cancello di Aushwitz, come data della commemorazione della Shoah, l’olocausto del popolo ebraico, perpetrato dalla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale.

Sebbene consapevole di quanto sia arduo non scivolare nella retorica e nel facile moralismo, allorché si tratti un argomento del genere, vorrei dare un piccolo contributo a tale triste ricorrenza, un piccolo omaggio a questo popolo martoriato, raccontandone brevemente la travagliata storia che non ha eguali in tutto l’evolversi e lo svolgersi della umanità del nostro pianeta.

La Storia ci testimonia delle sue peregrinazioni già fin dai tempi di Mosè, una quindicina di secoli, quindi, prima di Cristo. Gli ebrei resi schiavi dagli egiziani riuscirono tramite il loro grande profeta-condottiero a ritornare in patria. Dopo qualche secolo di alterna fortuna, caratterizzata da regnanti di varia statura morale e politica quali Davide, Saul, Geroboam e Salomone, l’avvento dei Romani, che imposero loro diritto e religione, diede inizio a tutta una serie di deportazioni e anche di emigrazioni volontarie.

La logica dispersione del popolo d’Israele in ogni angolo del mondo allora conosciuto, diede inizio, pertanto, a ciò che in seguito si sarebbe chiamata diaspora. Durante il Medio Evo, con la scusa di essere il popolo responsabile dell’uccisione di Cristo, ovunque si trovassero, furono sottoposti ad aspre ostilità e vessazioni. L’Inghilterra nel XIII° secolo fu la prima ad espellerli, seguita poi da Francia, Spagna e Portogallo. In ogni luogo città o nazione furono sottoposti a tasse e leggi speciali, nonché obbligati a portare contrassegni identificativi della loro razza. Tali provvedimenti li costrinse ad abitare in comunità ristrette ed emarginate chiamate ghetti. Tra l’altro è lecito ricordare che durante le guerre sante ingaggiate dai cristiani per liberare il Santo Sepolcro dai musulmani, si approfittò dell’occasione per distruggere ogni comunità ebraica che si trovasse nel cammino dei crociati.

Tra XIV° e il XVIII° secolo furono inventati molti episodi infamanti per giustificare la loro segregazione quando non addirittura il massacro, non solo nelle suindicate Nazioni ma anche in Olanda, nelle Fiandre, in Polonia, in Russia, in Italia.

Il primo Paese a garantire loro pari diritti e opportunità fu la Francia che a seguito della nota Rivoluzione del 1789, partendo dai principi di uguaglianza e miscredenza, pose le basi per concedere al popolo ebraico una ritrovata dignità. Gli Stai Uniti poi, a cominciare dal dopo Lincoln furono il loro rifugio preferito. Così, in un clima di, finalmente riguadagnata serenità, nacque nel XIX° secolo un movimento politico con l’emblema di Davide(sionismo) che sosteneva l’esigenza di creare una nuova patria che accogliesse e riunisse in un’unica nazione tutti gli ebrei sparsi nel mondo.

Ma il destino era ancora in agguato. Nel 1933 Adolf Hitler salì al potere della Germania dando inizio ad una lunga tragedia che avrebbe per sempre marchiato d’atrocità il popolo tedesco. Dopo una pressante campagna denigratoria ed una lunga serie di leggi restrittive, si giunse alla soluzione finale: la famigerata Shoah che avrebbe comportato l’eliminazione fisica di ogni ebreo presente nel proprio territorio così come in quelli conquistati: oltre sei milioni di persone furono massacrate.

Nel 1948 si rese opportuna la realizzazione del sogno sionista: la costituzione di uno Stato Ebraico, proprio nella loro terra d’origine: Israele! Tuttavia dal 1948 a i giorni d’oggi, la Nazione della stella di Davide, ha dovuto fronteggiare(e fronteggia tuttora) una lunga serie di conflitti finalizzati al ribaltamento della loro irreversibile presenza in territorio palestinese. La pace è ancora lontana da arrivare quindi, così come il loro Messia!

Il contributo dato dagli ebrei allo sviluppo della società universale è stato notevole nonostante tutti i pregiudizi, le vessazioni e le stragi subite. Mossi dal desiderio di eccellere sia intellettualmente sia istituzionalmente perché costretti, per sopravvivere, a sviluppare intelligenza e furbizia, ebbene, più di ogni altro popolo sono stati motivati a lasciare una loro impronta su tutti i campi dello scibile, così come nelle arti e nella tecnologia.

La forza trainante di questo popolo è stata la religione: vero motore fondamentale per la loro sopravvivenza. Solo la sua solidità, unitamente al perpetramento della loro lingua originale, ha potuto evitare il loro annullamento.

 

Adriano Zara

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.