6 giugno 2000 (Romanzo epistolare)

Una vita difficile romanzo epistolareCara Cristina come sai oggi è il mio compleanno e nessuno sembra ricordarsi di me. Del resto chi ci pensa a una handicappata? Se avessi avuto la mia mamma questo non sarebbe accaduto. Ma lei è morta, come sai. Ho ancora il cuore lacerato e sanguinante. E’ una ferita che non si rimargina tanto facilmente. I progressi che ho fatto li devo tutti a mia madre, questa donna straordinaria che si è sacrificata, non ha mai pensato a se stessa. Lei ha lottato veramente per me e ha ottenuto anche apprezzabili risultati, aveva una forza di volontà incredibile. Mio padre invece è pessimista, chiuso, brontolone, intrattabile. Ora sono rimasta praticamente sola. Mio padre esce con gli amici e poi è taciturno, ombroso, permaloso. Mio fratello da quando si è sposato non esiste più. Non viene mai a trovarci, non ci telefona, è tutto intento a obbedire a sua moglie. Una donna superba, crudele, invidiosa, cattiva. Mio fratello Matteo è disponibile con i parenti di Elisa, sua moglie, ma non con noi. Noi siamo di serie b, poi con il mio problema lei, Elisa, si è allontanata per non essere importunata. Io sto su questa sedia a rotelle e per lei questo è un problema. Lei vuole essere padrona del proprio futuro, vuole divertirsi, godersi la vita e non può certo perdere tempo dietro a noi. Vuole essere portata al cinema, al teatro, al ristorante vuole vestire elegante e fare viaggi da sogno, io sarei solo un intralcio. Abbiamo una donna delle pulizie che viene saltuariamente. Quando viene da me non mi parla, gira la faccia dall’altra parte, forse per paura di essere contaminata. Il mio difetto non è trasmissibile, non è una malattia infettiva! Perché la gente mi evita e non vuole parlare con me? E’ vero sto su una sedia a rotelle ma il mio cervello è lucido, so parlare discretamente, ho una buona cultura, sono laureata in matematica, faccio traduzioni dal francese, scrivo poesie e racconti. Perché la gente dovrebbe vedere solo il mio orribile aspetto fisico? A parte le gambe, ho un bel viso: un ovale regolare, occhi verde smeraldo, come quelli di mamma Carla, capelli biondo scuro, carnagione rosea, mani affusolate e bianche. So anche suonare il piano e ricamare. Come vedi ho anche io delle doti, delle qualità, che nessuno vede. Oggi per la malinconia, dato che nessuno è venuto a portarmi un regalo, un fiore, ho scritto una poesia: siamo tutti soli. E’ strano come per la strada la gente è tanta, si urta, le auto sono numerose, il traffico è pazzesco, poi ognuno è solo e non può contare su nessuno. Nemmeno mio fratello mi ha telefonato per gli auguri e mia nipote non mi ha scritto. Sai ho una nipote Martina che purtroppo somiglia a mia cognata e non ci posso contare. Per Martina non conto, o per meglio dire, non esisto, infatti alle sue amiche di giochi non dice di avere una zia, suo padre è figlio unico. E’ vergognoso: non vuole fare sapere che ha una zia handicappata per paura di essere derisa. Così sta trascorrendo questa giornata che dovrebbe essere di festa per me. Mio padre è andato con gli amici perché dice che i miei capricci lo fanno impazzire e ha bisogno di svagarsi. Anche io ho bisogno di svagarmi! Viene un assistente sociale ma solo la mattina e per poche ore. Di solito vuole sapere della mia salute, ma della mia anima che si cura? Io sono malata nel cuore, soffro di nostalgia, vivo di noia. Sono giovane ancora eppure vorrei tanto farla finita, anche perché della vita ormai ho capito tutto o quasi. Sono stanca, delusa, abbattuta. Soprattutto mi colpisce l’indifferenza della gente, l’egoismo. Stasera vedrò la televisione che è divenuta la mia migliore amica, la mia compagna insostituibile. Passo ore davanti al televisore, chiusa in me stessa, apatica, senza entusiasmo. Da tempo non mi emoziono più e non provo più sentimenti, sono diventata fredda e insensibile. Del resto tutti i giorni sono uguali, li potrei vivere bendata. Anche questo giorno di compleanno è come gli altri. Questo è il mio destino? Per quale motivo devo subire questa condanna? Cosa ho fatto di male per essere insultata, scacciata, derisa?

 

Quando si conduce una vita difficile: premessa al romanzo

Capitolo 2: 7 giugno 2000

 

 

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