Abituarsi all’abitudine

pupazzo rana, Abituarsi all’abitudinePer far si che un’azione diventi abitudine ci vogliono appena tre giorni. Cioè dopo solo quarantotto ore il nostro cervello sa già come fare qualcosa, si è già abituato a farla e non la considera più un’azione nuova o ‘da imparare’. Se ci pensi è proprio poco tempo. E’ vero che riesco a fare un’infinità di azioni in una giornata, ma quante volte possiamo ripetere la stessa? Tranne che per i casi limite di alienazione da stress lavorativo come Charlie Chaplin in Tempi Moderni, lo stesso studio dice che una stessa azione si ripete in media una o due volte al giorno. Quindi dopo un massimo di sei volte, la mia testa sa già come fare. ‘Non c’è neanche il tempo di abituarsi’ a volte si dice. E invece l’abitudine si crea prestissimo. Questo spiega tutti quei clienti che dopo due volte che gli fai il favore loro se lo aspettano e tu ormai lo fai in automatico. O quando uno va al bar e chiede ‘il solito’ e il barista capisce. Questo cliente viene definito abitudinario. Allora io sono spacciata. Impiego così tanto tempo nel lavoro e mi spremo così tanto per usare la mia creatività nei pezzi che scrivo per i giornali, che, al di fuori di questi due casi sono un’abitudinaria senza speranza. Se un serial killer dovesse controllare le mie giornate saprebbe di certo quando farmi un tranello: ogni lunedì è pressoché uguale agli altri. Non cambio parrucchiera da quando avevo tredici anni, e palestra da quando ne avevo sedici. Perfino quando vado in un negozio o al supermercato cerco di parcheggiare sempre al solito posto. C’è il proprietario del negozio di vestiti dove vado che, per vedere se ci sono, guarda proprio in quel posticino dove parcheggio io e se vede la mia macchinetta viene a cercarmi. Per certi versi sono davvero molto prevedibile. Ho cambiato estetista per cause di forza maggiore e c’ho messo due mesi per non sentirmi estraneo il nuovo studio. Credo che l’abitudine non sia sempre una brutta cosa. Anzi, io l’adoro. Come è assodato che in alcuni casi uccide (spesso nelle coppie) in altri può essere desiderabile cullarsi nella sicurezza di gesti e posti che conosci. Sai già cosa aspettarti e non sempre è un male. Con una vita frenetica, due lavori, una casa e una famiglia non è sempre facile gestire tutto. Sapere invece che in quel posto li ci sono quelle cose li, che ti trattano in quel modo e che trovi quelle cose, credo sia fantastico. Per questo sono fedele agli stessi negozi e mi piace fare le stesse cose. Sono l’esatto opposto di quello che faccio durante il giorno, si crea dunque un equilibrio che mi fa star bene. Certo non disdegno conoscere posti nuovi o provare esperienze diverse. Ma odio le sorprese. Ne ricevo già troppe durante il giorno: mutui che saltano, clienti ingestibili, arrabbiature, pezzi che non escono. Il carico di cose inaspettate lo esaurisco già nella giornata lavorativa. Quando io e mio marito eravamo fidanzati, lui credeva che fossi come le altre e amassi le sorprese. Dopo una serie di regali non azzeccati e luoghi orribili, adesso mi chiede tutto. Credo sia indispensabile che succeda qualcosa che non ci aspettiamo durante il giorno. Permette al nostro io di crescere e ci apre le porte di altri orizzonti. Ma credo anche che qualcuno ama alla follia le sorprese perché, forse, non ha una vita piena e ha bisogno di qualche scossone di tanto in tanto.

 

Castellani Giulia

 

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