Un alone di falsità

BRITAIN-HONG KONG-ENTERTAINMENT-DIAMONDSSpesso ci capita di conoscere persone in alcuni contesti particolari come un corso di pittura, di computer, una gita culturale, un viaggio all’estero, in un ristorante, in campagna, al mare, in un circolo culturale, in una festa . Abbiamo spesso pensato di stringere un’amicizia, e in alcuni casi ci siamo riusciti. Siamo sempre rimasti fedeli ai nostri amici come consuetudine e al nostro gruppo, amanti come siamo di un rapporto corale, ma abbiamo frequentato la nuova conoscenza . Seguendo i nostri principi abbiamo tentato un contatto profondo con l’altro, convinti che l’amicizia fosse sacra. Davanti a una pizza abbiamo raccontato tutto di noi all’altro, nella speranza di essere compresi. Non abbiamo perso tempo, non ci siamo distratti abbiamo presentato la nuova amicizia ai nostri amici storici e l’altro ha fatto lo stesso con noi, su un piede di parità. L’amicizia per noi era importante, emozionante, era la salvezza, la possibilità concreta di sfuggire alla solitudine. Nei primi scontri abbiamo pregato che la cosa non degenerasse. Abbiamo agito con cautela. Abbiamo accettato dell’altro molte cose, la sua religione esoterica, il suo vizio del gioco, la sua passione per i cibi naturali, le sue manie, la sua claustrofobia, il suo sistema di vita americano, le sue diete, il suo vizio del bere, le sue ossessioni, le sue sfuriate, le sue ostentazioni, le sue difficoltà, le sue notti brave, la sua incapacità a procreare, i suoi istinti  . Poi lentamente l’altro ha cominciato a trattarci male, con arroganza, senza motivo. I nostri successi lavorativi, amorosi invece di rallegrarlo lo rattristavano. Abbiamo assistito impotenti a scenate patetiche, a rifiuti, a attacchi gratuiti fatti con la voce grossa di chi si considera superiore. L’amicizia si è bloccata fra le maglie dell’invidia, fra gli ingranaggi della maleducazione. Abbiamo cercato di porvi riparo, di tamponare. Abbiamo pianto per alcune frasi altamente offensive. Poi l’altro ha continuato a dare segni di insofferenza, ci ha torturato, ci ha accusato di reticenza, ci ha rimproverato di non averlo presentato a tutti gli amici mentre lui ci aveva fatto conoscere un numero superiore di amici. Gli amici presentati sono stati contati da ambo le parti e noi siamo apparsi ai suoi occhi in difetto. E’ stato preso in mano il metro misurato il percorso, pesato l’affetto come sopra una invisibile ma attenta bilancia. Il verbo tollerare, donare non era contemplato. L’altro ci è apparso arido, senza scrupoli, nonostante ci avesse riempito nel frattempo di regali. Abbiamo assistito passivi ai suoi sbalzi di umore, abbiamo rinunciato presto a comprendere, ci siamo messi all’angolo come spettatori, non abbiamo lasciato trapelare il nostro stato d’animo . Ci siamo sentiti in ansia, scartati, non stimati, privi di simpatia . L’amicizia ci appariva piena di ostacoli, inutile . Abbiamo passato notti insonni dopo incontri sgradevoli. Poi scoraggiati siamo tornati al vecchio gruppo mentre l’altro ci liquidava con una semplice telefonata piena di improperi. Allora abbiamo capito che non serve trascinare per forza un’amicizia che ha l’alone della falsità e che i migliori amici sono quelli della infanzia, della giovinezza. Abbiamo capito che ogni volta non si può ricominciare daccapo con gli estranei. La cautela era più che necessaria.

 

Ester Eroli

 

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