Anestetico

Ogni giorno ognuno individualmente è impegnato a partecipare alla vita quotidiana. Si considera un ritorno alla normalità proprio la banale routine, stancante, ma necessaria per il nostro equilibrio. Non si può fare a meno del traffico, del rumore, dei semafori, della folla. Ci immergiamo nel gorgo perpetuamente ubriachi. Percorriamo le intricate strade del mondo e non ci accorgiamo della loro bellezza, dei loro simboli. L’ultimo dei nostri pensieri e notare i dettagli, gli elementi dissonanti. Siamo solo pratici, attenti solo alla attività singola, alle cose essenziali. Vagabondiamo e non ci rendiamo conto di essere soli, fantasmi persi nel buio. Parliamo parecchio ma a vanvera con il volto devastato dalla solitudine. Gli altri li raggiungiamo telegraficamente, non penetriamo nella loro aura.

Dal nostro cuore non di dipartono raggi di comprensione. Per gli altri solo blanda dolcezza che vendiamo a caro prezzo con falsa modestia.

Negli ultimi tempi sembra che un potente anestetico sia stato introdotto tra le pareti del cuore, un anestetico forte, che si fa sentire in modo mirabile, incallito, che agisce nel profondo addormentando la coscienza, facendo scomparire la vergogna, il rispetto. Una pesante coltre ha immobilizzato il corpo, annientato l’anima.

Chi piange per poco, chi si dispera, chi si commuove, emoziona, si innamora, ci appare grottesco, tremendo, abituati come siamo  a viaggiare con il cuore in valigia avvolto dall’anestetico.

E’ surreale provare qualcosa per una zia morta a novanti anni, per un nonno malato. Ci sono cose più importanti come il trucco, i capelli, il look, l’auto, la discoteca, il lavoro.

Alle persone sensibili non resta che aspettare il momento del risveglio quando l’anestetico perderà forza. Un giorno finalmente qualcuno si risveglierà dal coma e capirà che è stato solo un errore farsi anestetizzare da questa società che non aspetta altro di avere a disposizione burattini fragili, buoni per essere manipolati per ogni uso.

 

Ester Eroli

 

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