Anna Banti

Lucia Lopresti era nata a Firenze, dove visse,  figlia unica. Fu suo padre, un avvocato calabrese delle ferrovie di origini siciliane a suggerirle gli studi umanistici. Sua madre, originaria di Prato, le impartì per quel tempo una educazione liberale e moderna. Nell’opera autobiografia un grido lacerante composta sul finire della vita Lucia, che prese lo pseudonimo di Anna Banti, una nobildonna dal carattere forte parente di sua madre, racconta la sua infanzia quando era riservata, solitaria, quasi scontrosa, testarda  ma con una accesa sensibilità e questa descrizione corrisponde a quella di molte scrittrici. Si laurea in lettere a Roma in storia dell’arte sua vera passione. Comincia a scrivere saggi di critica d’arte, traduzioni, articoli letterari, recensioni  cinematografiche, monografie dalla prosa raffinata, racconti, traduce romanzi storici. Nel 1924 sposa il critico d’arte Longhi, professore al Tasso di Roma morto nel 1970. Il suo talento critico, messo in risalto dall’opera Opinioni del 1961, che mostra la sua profonda cultura, viene messo da parte per non offuscare il marito che la indirizza verso la narrativa. Con il marito dirige solo la rivista Paragone, lavoro che proseguirà dopo la sua morte dove si occuperà pure della fondazione Longhi fatta in onore di suo marito.

Comincia a scrivere romanzi come Barbara e la morte, il coraggio delle donne del 1940, le monache cantano del 1943, le donne muoiono del 1951 una raccolta di quattro racconti, il bastardo del 1953 un romanzo contemporaneo su una famiglia che scopre un figlio illegittimo del padre barone impeccabile, sette lune del 1941 dove si narra della amicizia di due universitarie che si perdono di vista seguendo strade diverse.

il suo primo romanzo storico, perduto per la guerra del 43 e riscritto, Artemisia descrive il seicento, secolo amato dalla Banti, e la vita  complessa della pittrice Artemisia Gentileschi, caratterizzata da ricatti, stupri, umiliazioni, crisi esistenziali, psicologiche, ribellioni. La scrittrice ama descrivere la condizione femminile, i suoi racconti sono incentrati su donne forti e ribelli. Per realizzare Artemisia consulta archivi, riporta in luce documenti rari e segreti. La vocazione pittorica di Artemisia si scontra con i pregiudizi dell’epoca. I suoi romanzi storici sono vere interpretazioni di fatti e personaggi, un misto di storia e fantasia, dove non trova documenti certi lei inventa, immagina, intuisce, memorizza. Con rigore documentario analizza la vita di Artemisia una donna sola  e incompresa fatta oggetto di prepotenze. Riporta in luce manoscritti inediti e dimenticati. il mondo femminile del seicento è pervaso dalla amarezza, dalla sofferenza, dalla sconfitta, è un mondo per uomini. Le donne devono essere passive, sottomesse. le donne fiere, audaci, ribelli non possono avere la libertà, affermare i propri diritti. Il femminismo della Banti non è polemico, ha dei risvolti intimi. Nel 1937 esce un libro su Paolina borghese e le mosche d’oro e raccolte di racconti. Campi elisi è del 1963. Noi credevamo è un romanzo che ripercorre la biografia del nonno garibaldino deluso dagli ideali del risorgimento. Alcuni romanzi storici e scritti sono ispirati dall’impero romano  e sono visioni disincantate su alcune epoche idealizzate. La scrittrice ricevette molti premi tra cui il premio Bagutta negli anni settanta  e fu la prima donna a riceverlo. Furono pubblicati pure i suoi carteggi. La scrittrice muore nel 1985 nella sua villa del 700 di Firenze. Viene definita da tutti elegante ma altera, fredda, , riservata, in verità era solo timida e schietta e incapace di parlare di sé. Le sue idee, la sua lucidità mentale hanno lasciato delle tracce.

 

Ester Eroli

 

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