Artisti emergenti

Artisti emergentiIl mondo moderno non lascia molto spazio agli artisti puri, quelli che si dedicano alle arti come pittura, scultura, poesia, oreficeria. Si preferiscono ovviamente gli economisti, i manager, gli industriali, gli sportivi che hanno compiuto studi utili per la società, che realizzano qualcosa di nuovo, che inventano nuove soluzioni per i soliti problemi. Gli artisti fanno fatica a emergere e se lo fanno spesso è una notorietà temporanea di cui non resta nemmeno il ricordo, nessuna traccia. L’arte sembra stia precipitando verso il baratro. Ogni passo è una inclinazione verso la fine. Non serve tentare di forzare la mano al destino. In alcuni casi anzi l’artista viene raggirato. Sedicenti case editrici fingono di essere interessate alla pubblicazione di un manoscritto per sfruttare la situazione e fare dei facili guadagni a spese dell’autore. L’autore deve sopportare tutte le spese. Il rispetto degli artisti sembra scomparso, visto che viene trattato come uno stupido, disposto a cadere nella trappola in cambio di una fama personale. Gli editori fanno pressione pensando che l’artista non sia in grado di difendersi. Sembra che l’unico incentivo per l’artista sia la popolarità, l’affermazione di sé, invece qualche volta si opera spinti da un’esigenza interiore o da una voglia di denuncia, senza tornaconto. In fondo l’artista vive in un mondo a parte, come sospeso fra cielo e terra, in un luogo a parte, quasi assente dal logorio della vita moderna. Questa è l’opinione più diffusa e quindi si può approfittare di lui, si può affrontarlo con disinvoltura. Gli artisti si ritrovano impotenti davanti a questi attacchi, incapaci di protestare, con il l’animo pieno di rabbia e rancore verso chi ama solo il raggiro. L’idea classica è quella che gli artisti siano degli idealisti, sprovveduti e assenti, riservati e distanti . Invece sono molto attenti, osservatori della realtà e precisi. Conoscono le trappole del male perché le descrivono essi stessi e quindi hanno un atteggiamento guardingo, anche se apparentemente cordiale. Per loro lo scopo non è la notorietà ma la tranquilla felicità dell’anima. Si sentono a disagio gli artisti che vengono presi al laccio da editori e sponsor per scopo di lucro. Rimangono spiazzati nel vedere come ci siano persone disposte a guadagnare su un pensiero di arte, che è un fatto privato. Solo se vuole l’artista può condividere con altri il suo pensiero, ma non vuole essere raggirato. Non ha dipinto, scolpito per essere preso in giro. L’arte è ormai giunta a un punto morto. L’unica soluzione possibile sarebbe quella di creare circoli di artisti emergenti pronti a riunirsi in luoghi pubblici come librerie, biblioteche, sale di comune, province. In questo modo ci sarebbe spazio per il confronto, per la condivisione fatta in modo sereno senza affanni. Purtroppo gli ambienti intellettuali se lo sono presa comoda, e preferiscono l’individualità alla coralità. Di solito però l’unione fa la forza, e nessuno si sognerebbe di raggirare e mettere nel sacco un intero gruppo di persone disposte ad aiutarsi. Ormai invece predomina l’individualità per colpa di gelosie e rivalità. Ognuno pensa di essere migliore dell’altro e si chiude. Nella chiusura nasce il sospetto, il fallimento, il profitto. Allora i furbi prendono il sopravvento perché colgono l’arista solo, magari in un momento di sconforto e debolezza. Tuttavia gli artisti non hanno ancora perso il discernimento, se no non sarebbero nemmeno artisti.

 

Ester Eroli

 

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