Austerità nelle chiese

Austerità nelle chieseEntrare in una chiesa fa sempre un certo effetto. Ci si guarda intorno e si scoprono opere d’arte di enorme valore. Le pareti ricoperte di quadri di autori famosi, con splendide cornici dorate, i pavimenti preziosi, lucidi, perfettamente lindi, cappelline laterali con icone e immagini sacre. Le finestre generalmente grandi, mosaici vistosi dietro l’altare, banchi dl legno e poltroncine di velluto rosso o blu, altari con tutto un rilucere di oro e argento. Le sagrestie spesso caratterizzate da mobili di mogano, di noce, racchiudono libri antichi rilegati in pelle e oro. Il silenzio è assoluto, quasi irreale. I giardini e i chiostri sono tutti perfettamente curati nei dettagli. Alcune cappelle sono splendide nel loro brillare, le luci votive luccicano e tremolano. Ogni tanto nei corridoi delle sagrestie sfrecciano segretari dei vari monsignori, austeri nella loro divisa nera, impeccabili, ermetici, silenziosi. Il loro volto non lascia trasparire emozioni di sorta. I riti formali con l’incenso, la musica sacra, gli abiti ricamati, distraggono e non fanno concentrare a pieno nella preghiera. La preghiera segue la routine con formule ripetute a bassa voce in alcuni casi, fa parte del rito. Non sono preghiere spontanee ma litanie imparate a memoria, spesso pronunciate con voce alta, sonora che rimbomba nella navata della chiesa. La cerimonia è austera, i fiori freschi fanno bella mostra di sé sugli altari. Spesso si fanno solenni e lente processioni con statue portate a spalla, con bambine vestite da comunione e bimbi vestiti da angeli. Questi eventi sono suggestivi, ci emozionano, lo stesso profumo dell’incenso ci colpisce le narici, come l’odore delle rose e dei fiori negli altari. Proviamo quasi un timore reverenziale davanti alle maestose statue di madonne in trono, di santi famosi come San Antonio, San Gennaro ecc. i crocifissi realistici con i muscoli e il sangue ben in evidenza ci lasciano senza fiato per la loro crudezza. I riti, le cerimonie che si ripetono nel tempo fanno parte di un unico grande rituale a cui siamo abituati fin da bambini e che ci evocano ricordi d’infanzia, quando anche noi piccoli prendevamo parte alle processioni sacre. Un angolo buio del nostro cuore vorrebbe pregare in silenzio senza ostentazioni di oro e argento, di profumi e di fiori, di costumi particolari. La preghiera concentrata, fatta a fior di labbra con un sospiro in una chiesa solitaria forse ci fornisce l’illusione di raggiungere la divinità più direttamente senza intermediari. Una parte della nostra anima aspira a un colloquio intimo con Dio.

 

Ester Eroli

 

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