Bacco, un dio potente

Nelle sere d’estate passeggiando per le strade ci colpiscono sempre i locali pieni di giovani e adolescenti. La loro occupazione principale risulta essere sempre la stessa: rendere omaggio al dio Bacco. E’ un dio vigoroso dagli occhi allucinati. Un dio che da stordimento, divertimento, esultanza e che abbatte in un sol colpo i freni inibitori. Intere generazioni passano il tempo davanti a gustosi drink, calici colmi di birra, di vino rosso, di rum, di liquori. Sono giovanissimi, adolescenti che ritrovano l’allegria, il sorriso solo con l’alcol. Non hanno voglia di fare conversazione, di conoscere gente. Con il loro gruppo assaggiano solo drink eccentrici. Il loro sguardo è spento a ben guardare, inebetito. I locali vengono scelti in base all’assortimento di bevande che propongono. L’alcol, bevuto sin dal mattino, entra in circolo nell’immediato e produce euforia, baldanza, ma nello stesso tempo fiacca lo spirito, riduce i riflessi, distrugge memoria e sentimenti, annienta la concentrazione . I giorni successivi alla sbornia si accusa nausea, mal di testa. E’ un circolo vizioso senza ritorno. I giovani affogano nell’alcol i lutti, le separazioni dei genitori, sempre più frequenti, gli incidenti, la mancanza di un lavoro stabile, il tradimento di un amico, della fidanzata, le malattie, il veleno dei parenti. Nell’alcol si affoga la fragilità, l’impotenza, l’ingenuità, l’indecisione. Di fronte a una società in netto disfacimento loro gettano la spugna, fuggono ancor prima di combattere, si dichiarano vinti in partenza. Si stordiscono per non vedere, per non capire. La famiglia non esiste più come punto di riferimento, magari si hanno alle spalle solo famiglie allargate che non aiutano, che non consolano, sono solo capaci di scatenare gelosie, conflitti. I rapporti umani nel quotidiano sono ridotti all’osso. Allora si cercano altri punti di riferimento. Nello sbandamento generale si seguono nuovi idoli, promettenti divinità, seducenti slogan, audaci mode. Questa vita fatta di party alcolici, di coma etilico non ha, tutto sommato, dignità, amore per la vita. Non c’è rispetto per se stessi. E’ un degrado fatto di nausee, capogiri, odore forte di alcol. La sera si attende trepidanti la sbronza definitiva, quella che porta allo sballo assoluto. Nei locali si attende la luce dell’alba facendo pericolose gare. In questo gioco gli altri non esistono, sono piccoli punti all’orizzonte, senza importanza. Alcuni giovani solo ubriachi sono felici, perché il vino toglie le paure, le angosce, i ricordi, i dolori, i pensieri insistenti, le incombenze, i traumi dell’infanzia e la voglia di lottare. Sotto l’effetto dell’alcol il linguaggio è più sciolto, le parole più libere, il corpo meno massiccio. L’anima si ristora solo con il succo d’uva e diventa più audace. L’unico dio da celebrare rimane Bacco perché con lui gli errori, gli inganni, le minacce, le bugie, le discriminazioni, i pettegolezzi, le delusioni, le paure, le ossessioni si dissolvono rapide. Con tale dio si conquistano ragazze, persone, si prende il mondo. I giovani si riducono come larve per combattere i draghi che si agitano in loro e che non sono in grado di tenere a bada, anche perché ormai non hanno più interesse a farlo. Si illudono di aver trovato la strada giusta. A bere per dimenticare però non sono solo i falliti, i rifiutati dalla società, i giovani problematici, senza ideali ma anche giovani di successo, motivati, intelligenti, di bella presenza, sereni, addirittura benestanti. Nessuno sa che il male di vivere è un tarlo che corrode l’anima anche senza un motivo, senza senso.

 

Ester Eroli

 

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