Il matrimonio venne celebrato in un santuario vicino Genova nel 1832. Ben presto divenne la preziosa consigliera del re, suo marito, tanto che il marito la chiamava affettuosamente “angelo”, alludendo alle sue virtù. Riuscì infatti ad addolcire il carattere esuberante e ardito del marito. Grazie a lei molte condanne capitali di ribelli vennero sospese. Donna semplice e colta, durante la sua breve vita, si impegnò assiduamente nella carità. Si interessò soprattutto di curare i malati e di assistere i poveri. Ogni notte, prima di dormire, realizzava il rito del rosario insieme al marito. Per lei la preghiera era una fonte di ispirazione, un modo per chiedere l’intercessione di Dio nelle questioni terrene, per ottenere la misericordia divina. La vera giustizia per lei era la legge divina, quella scritta nei vangeli e nelle sacre scritture.
Morì a soli ventiquattro anni, a Napoli, nel 1836, dopo aver dato alla luce il suo figlio primogenito Francesco, ultimo re del regno delle due Sicilie. I postumi del parto le furono fatali. Il suo fisico fragile né risentì. Papa Pio XI dichiarò eroiche le sue virtù. Dopo una serie di miracoli si è ritenuto opportuno annoverarla fra la schiera dei beati.
La principessa è un esempio di come anche i ricchi possono diventare santi. La povertà, come quella di San Francesco, non è l’unica strada per il paradiso. Contano le opere di bene, il cuore puro. Tutti in teoria possono diventare santi. La strada della santità non è riservata alla élite, come invece avviene per certe prestigiose poltrone della politica.
Ester Eroli