Bocciare

I giovani si lasciano completamente assorbire dal divertimento, da internet e nei confronti dello studio spesso assumono un atteggiamento di noncuranza. Si concentrano sui compagni di scuola, sugli amici con cui insieme denigrano persino i professori, ridendo dei loro difetti e facendone la caricatura. Alcuni fanno anche dei dispetti ai docenti.

Di solito durante l’anno si adagiano per poi studiare solo alla fine dell’anno in vista della conclusione per paura di una bocciatura. Pensano di poter tutto controllare, predisporre, programmare. Molti riescono con facilità a recuperare, altri invece pur sforzandosi non ottengono risultati considerevoli e si arenano portandosi dietro forse per sempre lacune mai colmate sul serio semmai solo superficialmente. In molte storie di carriere scolastiche si rintraccia questo atteggiamento spesso dissimulato.

Spesso neppure le letture affascinano, neppure la storia eccita. L’istruzione viene vista come un dovere. Nessuno si appassiona sul serio, interessano alla fine solo pochi argomenti i soli che vengono poi ricordati a scuola finita.

Studiare solo per non farsi respingere, anche se ormai non si usa più, è frustrante, guasta il gusto dello studio. Alla fine si manca di spirito critico.

Nessuno comunque dei ragazzi ama approfondire, studiare il codice inaccessibile di una formula chimica, parlare di libri, raccogliere informazioni su autori,  scienziati, pittori. Chi lo fa viene guardato come un alieno. Molto meglio giocare in strada con i compagni di scuola.

 

Ester Eroli

 

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