Boris, il film: scelta coraggiosa o rischioso azzardo?

Boris, il film: scelta coraggiosa o rischioso azzardo?L’uscita era prevista per novembre 2010, ma stando alle indiscrezioni che si leggono all’interno del mondo virtuale di Internet, la prima cinematografia del tanto atteso film di Boris sembra slittata al 1 marzo del 2011. Non si conoscono con precisione i motivi di questo ritardo, ma di certo la notizia non è stata piacevole per coloro i quali attendevano con ansia la trasposizione cinematografica di una della serie televisive più seguite degli ultimi anni. Boris è una situation comedy italiana, prodotta da Wilder per Fox Italia, trasmessa dal 2007 dal canale satellitare Fox e dal 2009 anche da Cielo. Sottotitolata la fuoriserie italiana, Boris porta in scena il dietro le quinte di un set sul quale si sta girando la serie televisiva “Gli occhi del cuore” una fiction televisiva italiana. I toni irriverenti e il ritmo frizzante hanno fatto si che la serie televisiva riscuotesse molto successo, anche per il suo tono fortemente polemico contro il modo di produrre fiction in Italia. Gli sceneggiatori, nel raccontare la vita della troupe di Boris, hanno voluto puntare il dito contro gli stereotipi narrativi che sembrano aver condannato l’Italia a poter raccontare solamente alcune situazioni, senza poter spaziare verso altre storie che potrebbero anche essere molto più interessanti. E perlomeno stando a coloro i quali hanno affrontato la vita sul set, ognuno con il suo diverso ruolo, le situazioni comico-grottesche, a volte surreali che si vedono in Boris, non sono frutto della fantasia degli autori ma corrispondono alla realtà . Si è portati a pensare che la realizzazione di un prodotto televisivo sia un processo prettamente artistico, realizzato nella tranquillità e nella ricerca della perfezione. Ma da quanto è dato da vedere in Boris la realtà è ben diversa e si deve continuamente far fronte e mancanza di tempo e fondi, ad attori vanitosi, ad intoppi quotidiani che fanno accumulare ritardo con conseguente ramanzina da parte di coloro che investono fondi. La sotto trama di Boris è una neppure troppo velata critica sul modo di produrre fiction in Italia, dando poca importanza alla qualità, preferendo a nuovi progetti il classico pacchetto preconfezionato, ognuno uguale a quello precedente o a quello già pronto per la nuova stagione. La serie si sviluppa in episodi brevi ma densi di sarcasmo e sprezzante ironia, dalla lunghezza media di venticinque minuto ciascuno, per un totale (fino ad ora) di tre serie da circa quattordici episodi l’una. Visto il grande successo della serie, gli autori hanno pensato di poterne realizzare una trasposizione cinematografica, per dare una sferzata anche al cinema italiano, da troppo tempo confinato dietro ad amori impossibili o cine panettoni. Ovviamente questa scelta ha fatto discutere, e si è scatenato un vero e proprio dibattito fra gli appassionati. C’è chi la definisce una decisione coraggiosa, chi invece è convinto che il passaggio da grande a piccolo schermo costituisca un rischio troppo grande, anche per un prodotto di successo come questo. Analizzando i vari commenti e la varie opinioni, i rischi sembrano effettivamente maggiori rispetto ai possibili vantaggi. Per il tipo di narrazione che viene utilizzata in Boris, fatta di continui sketch comici legati fra di loro, sembra davvero difficile ottenere lo stesso risultato su un tempo lungo come quello di un lungometraggio. Inoltre il pubblico cinematografico è più ampio rispetto a quello di una serie TV. Questo comporterebbe una sorta di spiegazione necessaria del contesto in cui si svolge la vicenda, che potrebbe annoiare coloro i quali sono già a conoscenza dei personaggi e delle trame della sitcom. In caso di buona riuscita, invece, non si farebbe niente di più che confermare quanto di buono fatto vedere fino a questo momento. È difficile prevedere quale sarà il risultato finale. È altresì vero che queste teorie hanno tutte un fondo di verità . Coraggio o azzardo, la verità probabilmente sta nel mezzo. Di certo queste discussioni non fanno altro che alimentare l’attesa e di conseguenza garantire al film un’ottima pubblicità.
Alessandro Ferri

 

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