Molti dipendenti sia pubblici che privati hanno i buoni pasto, alcuni possono spenderli solo in certi locali e ristoranti, altri possono comprare prodotti anche negli alimentari e supermercati. Per la crisi economica i buoni pasto sono stati ridotti per quanto riguarda la cifra non il numero che dipende dalle presenze in ufficio mensili e annuali.
Il coronavirus ha provocato molte restrizioni e molte crisi esistenziali. molti hanno visto la fine dei loro sogni e progetti. Molti sono caduti nel limbo scuro della povertà. Molti hanno dovuto abbassare il tiro, diminuire le pretese. La crisi ha morso il freno a largo raggio. Si tratta di una crisi di largo respiro. Il tempo sembra impazzito.
Nella burrasca sono stati presi drastici provvedimenti come ad esempio l’abolizione dei buoni pasto per impiegati e dipendenti. Per risolvere il problema si è andati alla radice affamare di più la gente. Mentre si sbandiera di provvedimenti di rilancio, di fondi, di aiuti economici entusiasmanti l’unica cosa che resta stabile è la mano che entra nelle tasche della povera gente.
Secondo il governo chi lavora da casa in smart working non ha diritto ai buoni pasto in quanto non mangia e non compra il cibo. Cosi gli impiegati si devono organizzare e sudare per mangiare. L’unica proposta saggia è stata quella di togliere i buoni pasto alle famiglie. Una scelta amara per le tasche degli italiani già provati. Al governo non importa per loro ci sono ancora le auto con i vetri oscurati.
Si gira in tondo sempre intorno alla gente comune e questo atteggiamento comincia a venire a noia.
Si capisce l’importanza dei buoni pasto nel bilancio familiare ora che sono perduti. Il popolo si vede che deve essere felice per poco tempo.
Ester Eroli