Casi di emergenza

Casi di emergenzaViviamo in un mondo di apparente senso di umanità, di apparente amore per gli antichi valori  e ideali. In realtà nessuno muore più per un ideale, gli incontri umani sono rari come la pazienza e la gentilezza. Nessuno dimostra più l’amore che nutre se non in modo sbagliato. Gli sguardi e la volontà sono lontani, la freddezza genera sconforto . Ognuno è concentrato solo sulla propria vita, è dedito solo a inseguire i propri sogni, le proprie ambizioni. Ognuno è ossessionato solo dal successo, è intento solo a plasmare il proprio avvenire. Intorno c’è il vuoto, aiutare gli altri è un compito troppo gravoso. Per gli altri non si fa il possibile, si lascia correre, legati come siamo solo alla nostra anima. Per gli altri indifferenza nei casi migliori, in altri contesti addirittura odio e furore. I sentimenti sono primordiali, distruttivi. Ognuno si lamenta con veemenza della freddezza degli altri ma poi in certi casi lui fa peggio. Nessuno protegge gli altri, porge una mano. La strada solitaria è lunga e faticosa, anche se all’inizio sembra bella. Talvolta l’appoggio degli altri ripaga dei sacrifici fatti per loro. In questa società nessuno può fare assegnamento sulla presenza degli altri al suo fianco. Il senso di responsabilità langue come le speranze . Così capita che all’improvviso nessuno si fermi a prestare soccorso nella strada a qualcuno in difficoltà. I gesti gratuiti di generosità sono giudicati superflui. Si opera sempre dietro compenso. Ogni uomo ha il suo prezzo. Tuttavia non possiamo provare risentimento. I fatti vanno valutati nella giusta luce in base alle situazioni. E’ difficile in certi contesti prendere decisioni. Spesso chi è intervenuto spontaneamente si è visto addossare il misfatto, l’incidente senza aver fatto nulla persino dalle forze dell’ordine. Sono episodi che fiaccano l’entusiasmo e l’energia per intervenire. Si scappa non solo per paura ma anche per evitare guai. La compassione può diventare una trappola. Ci sono negozianti che sono intervenuti rapidamente  e hanno sventato lo scippo di una cliente ma poi si sono visti bruciare l’attività e i colpevoli non sono mai stati trovati. Spesso manca proprio la volontà di trovarli. Molti atti di eroismo hanno avuto un triste epilogo. Raramente un libero cittadino è pienamente tutelato. Una persona che voleva denunciare un collega per un certa situazione è stata invitata dai carabinieri stessi a tornare su i suoi passi, per evitare ritorsioni. Donne che hanno più volte denunciato i maltrattamenti in famiglia non sono state tutelate, sono rimaste deluse. Nessuno garantisce la protezione apertamente. I colpevoli esultano nel loro intimo per averla fatta franca. Chi è intervenuto per sedare una rissa ha spesso ricevuto delle coltellate e il biasimo delle stesse forze dell’ordine che l’hanno trattato male. Ogni volta che si vuole intervenire si ha come un ripensamento. Le aspettative vengono deluse. Chi insiste nell’aiutare il prossimo viene giudicato debole. Colpisce solo l’immagine della forza. Gli ingenui, i fragili si arrendono subito, senza combattere. Fermarsi può anche significare rimetterci la vita, essere assaltato, ricoperto di insulti. Tutti i cittadini si uniformano allo stesso tipo di comportamento segno evidente che le ragioni che spingono al silenzio sono molte. Essere coinvolti in prima persona può significare ritorsioni, trovare l’auto bruciata, le gomme bucate, la porta della serratura divelta. Ci dobbiamo domandare perché la gente fa finta di nulla. Evidentemente non è stata messa in condizioni di intervenire in modo adeguato. Certe segnalazioni alle autorità vengono prese sottogamba, si indaga solo quando è accaduto il fatto perverso. Bisogna valutare le circostanze. Tuttavia se assistiamo a un investimento, allo spaccio di droga, a una scena di violenza l’unica soluzione resta la denuncia anonima con una telefonata, con un biglietto o una lettera. Certo bisogna poter riconoscere la gravità di un fatto, fare delle distinzioni, valutare caso per caso. Dove non ci conviene intervenire, dove non possiamo metterci la faccia per l’alto pericolo resta la segnalazioni anonima, fredda, informale, ripetuta se necessario. In un mondo spietato dall’apparenza seducente bisogna imparare a difendersi con tatto. Ci vorrebbe un cambiamento radicale, la possibilità di essere protetti adeguatamente. La sensazione è quella che in Italia non si tuteli troppo il cittadino. Allora con calma bisogna riflettere e arrangiarsi ricordando che è nostro dovere intervenire anche se in modo indiretto. Per ogni situazione ostica c’è una soluzione. Con la segnalazione anonima si salva l’altro e noi.

 

Ester Eroli

 

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