CENTRI STORICI

Quasi tutti i centri storici delle grandi città sono mutati. Sono sparite le botteghe artigiane, le mercerie, le cartolerie, le oreficerie, le argenterie artigianali, le sartorie . Ora solo negozi cinesi, boutique del lusso, grandi magazzini. Il centro storico non è più a misura di uomo medio, di donna media. Innanzitutto regna troppo smog, e troppo traffico, troppo caos , troppo rumore, e poi troppe ragazze mezze nude che ostentano le proprie grazie e i propri abiti alla moda in modo vergognoso e ridicolo, troppi uomini vanitosi in doppio petto che ti travolgono, non ti vedono nella loro folle corsa verso gli impegni, verso il successo. Tutti hanno abiti firmati e chi non li possiede è guardato con sospetto, additato come morto di fame, come persona di secondo livello. Uomini superbi e sornioni siedono nei bar alla moda e osservano solo e ragazze che si muovono come modelle a caccia dell’ultima boutique di moda. La gente semplice che alla fermata sta aspettando il bus per tornare in periferia dopo una giornata di lavoro è guardata con sospetto, ironia, distacco. Essa vive nel ghetto, e quindi da biasimare. Donne ricche e sofisticate passano nelle vie con la puzza sotto il naso e il cane in braccio, e non aiuterebbero neppure una mosca. Il cane rigorosamente di razza non un bastardino quello è per la gente comune. Le ragazze si girano per vedere chi le guarda e le osserva e le ammira come se la gente non avesse altro per la testa che ammirare la loro bellezza il più delle volte costruita a tavolino. Le donne anziane sono snobbate e guardate con aria indifferente o torva. La vecchiaia è odiata bandita da giovani donne con i stivali lucidi di lusso. Chi indossa completi classici di degno rispetto ma non firmati è guardato come uno straccione, una persona che sfigura. Certi completi eleganti non bastano ci vuole di più , molto di più. Le donne sono costrette a cambiare abito ogni giorno  e hanno tutte gli armadi che scoppiano. I completi sobri sono malvisti. Nel centro i ragazzi giovani hanno sguardi di rabbia e sfida, che ci riducono in cenere. In estate le turiste mezze nude fanno bella mostra di se nei locali alla moda e hanno occhi superbi. Consapevoli di questo clima di vanità e ironia per evitare le occhiatacce, gli sguardi altezzosi camminiamo a testa bassa, a passo svelto. Per sopportare la vanità fingiamo indifferenza. Tutti sembrano impegnati, con il cellulare e altri congegni elettronici sempre accesi.  Tutti hanno incombenze, impegni, incontri, convegni. Se  tentiamo di parlare con qualcuno ci accolgono con aria tiepida. Rinnoviamo i saluti a qualcuno che conosciamo ma questi non ci degna di uno sguardo. Chi ci parla o si  ingrandisce, si vanta o ci offende in modo più o meno velato. Le ragazzine corrono per i bar per bere drink e vogliono la strada libera, noi siamo di intralcio, ci guardano con aria scocciata, annoiata. Nei bar giovani donne si godono il sole, come gatte sensuali e si fanno notare, sono a caccia di complimenti, di corteggiatori. Gli incontri sono all’insegna della vanità, della esaltazione di se. Tutti parlano dei loro successi lavorativi, dei loro viaggi,  della loro villa in montagna. A Natale il clima si fa incandescente, se ci vestiamo bene nelle vie del centro storico possiamo cogliere anche occhiatacce di invidia e rabbia, di freddo e critico distacco, se invece ci vestiamo male cogliamo occhiate di commiserazione.

Rimpiangiamo i tempi passati quando si andava in centro per una tranquilla passeggiata e i saluti erano calorosi, le strette di mano sincere, gli auguri generosi. Ora tutto è apparenza e ipocrisia.

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