Chiusi

Negli ultimi tempi sono sempre di più le famiglie che trascorrono il  Natale da sole, senza condividere la mensa con parenti stretti.  I single evitano di raggiungere i parenti  e organizzano viaggi, scampagnate con gli amici, incontri con conoscenti. Ogni famiglia si ripiega su se stessa si accartoccia come una foglia colpita dal fuoco improvviso che brucia e divampa. C’è una fuga dal desco familiare, dalla condivisione di cibo  e divertimento. A natale non si fanno più tombolate, giochi collettivi di società. Non si gioca più a dama cinese, a scacchi. Il paragone con il passato è doveroso. Nel confronto ci rendiamo conto che ci siamo chiusi nonostante i social siano attivissimi. Per natale aleggia nell’aria la formula della solitudine.

Siamo precipitati nella polvere della solitudine che a natale si dilata fino ad assumere proporzioni giganti.  Solitudine che per molti ha un fascino notevole perché profuma di libertà e ha un notevole potere di attrazione.  Certo non ci sono scambi di vedute, dialoghi, conversazioni, racconti, abbracci.

Le anime sensibili ne soffrono ma non possono fare a meno di abbassare la testa. Tutto è frutto di calcolo meschino, soggetto a ipocrisia. Ci sono solo occhiate assassine, sguardi gelosi tra parenti. Non ci sono parole sinceri, strette di mano, abbracci fraterni in cui si accetta l’altro per quello che è senza tanti fronzoli. In fondo non siamo perfetti come le antiche dame dei quadri e ognuno ha i suoi problemi più o meno pesanti.

Del resto ci sono parenti che ridono degli incidenti di percorso, si compiacciono del male che colpisce il parente,  che escludono persino da feste di compleanno importanti come il diciottesimo anno di età, per cui fanno delle discriminazioni e invitano solo alcuni parenti facendo torto agli altri eliminati.

Ci sono parenti che hanno cambiato casa ma non invitano, non mostrano la casa ai propri consanguinei ma solo agli amici ospiti. Non acconsentono a ricevere in casa i parenti.

Non si può passare sotto silenzio quello che accade nei funerali di parenti. In passato dopo il funerale ci si riuniva insieme tutti i parenti  e si mangiava un boccone tanto per non svenire senza pregiudizi. Ora per colpa di tanti meschini pensieri ognuno torna a casa, nel proprio guscio e magari si mangia un panino per strada. Non si accoglie  a braccia aperte solo perché reputiamo che la nostra casa sia meno bella di quella dei parenti e non vogliamo mostrare la nostra debolezza. La famiglia si sgretola, si disintegra. Ognuno va per i fatti propri.

Non ci resta allora a Natale che guardare da soli su un divano vecchi album di fotografie in bianco e nero dove i parenti sono raffigurati mentre mangiano tutti insieme sotto un albero di natale illuminato. Le vecchie foto in bianco  e nero esercitano sempre una certa attrazione specie se immortalano ambienti, situazioni che non esistono più.

Il mondo si è lanciato verso la chiusura e il bello è che non se ne accorge minimamente.

 

Ester Eroli

 

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