Colletta

Negli ultimi tempi la crisi economica ha colpito tutti i ceti indistintamente. Come era prevedibile molti si sono trovati in difficoltà. La crisi logora i nervi, cambia l’umore. In molti posti di lavoro, negozi, uffici si è deciso, per aiutare i colleghi in crisi profonda, oltre che di saccheggiare le riserve dell’ufficio e le casse, di fare una colletta. Gradualmente molti si sono adeguati a questo uso senza protestare. Si tratta di un gesto apprezzabile, di un desiderio di aiutare non detestabile, di uno spirito generoso amante del bene.  Chi riceve la colletta di solito mette da parte lo sciocco orgoglio.

In molti luoghi di lavoro si fanno più collette e ci è abituati. Di solito chi la riceve ha avuto una malattia, un lutto, un problema. Si cerca allora di tamponare nell’immediato certi buchi di bilancio familiare. Tutti ovviamente desiderano aiutare in modo pressante.

Bisogna ammettere che le collette vengono condotte male.  Si invita la gente a dare offerte libere senza una cifra fissa e poi chi raccoglie i soldi di solito è un comune dipendente.

La colletta dovrebbe partire dalla amministrazione, essere gestita dai membri del settore personale, che raccoglieranno personalmente i contributi. Si dovrebbe fare una lista dei partecipanti, a conoscenza solo della amministrazione, perché chi non partecipa per vari motivi non deve essere ghettizzato.  La quota da elargire dovrebbe essere fissa e stabilita a tavolino.

Invece poi si va incontro a pettegolezzi. Chi mette una cifra alta viene considerato un esibizionista che vuole vantarsi, vuole mostrarsi superiore, chi mette poco viene considerato un avaro. Ci sono poi gli indecisi che preferiscono, per paura di critiche, di non mettere nulla.

Di solito chi raccoglie spesso è stato oggetto di pettegolezzi, accusato di essersi impadronito di alcune somme e alcune volte è accaduto veramente. Sono scoppiati vari scandali.

Spesso sono accaduti dei fatti divertenti. Il collega che ha ricevuto la colletta e che ha dato prova di avere una condizione finanziaria critica è stato visto in locali di lusso, in boutique di grido come se nulla fosse, esibendo una faccia tosta notevole. Molti colleghi hanno soppresso l’impulso di prenderlo a sberle.

Tuttavia bisogna sempre ammorbidirsi davanti a certe situazioni.

 

Ester Eroli

 

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