Come le esequie si sono evolute nel tempo

Come le esequie si sono evolute nel tempoIl doveroso rispetto e la pietà verso i defunti ci spingono a seguire i riti funebri, le cerimonie, con partecipazione e commozione, con pietosa benevolenza. La partecipazione al rito, sia esso civile che religioso, ci appare come un dovere sociale. Esprimiamo sempre le nostre condoglianze a chi è stato duramente colpito dal lutto, privato per sempre dell’affetto di un caro familiare. Guardandoci attorno ci rendiamo conto che molte cose sono cambiate. In passato, specie nei paesini piccoli, nei piccoli centri, le campane suonavano nell’immediato e tutti erano invitati a cessare le proprie attività. Tutto il paese si stringeva intorno alla famiglia colpita. Si mostrava solidarietà alla famiglia e al gruppo sociale a cui apparteneva il trapassato. Molti raccoglievano fiori e li portavano nella casa del defunto. Molti aiutavano per allestire la camera ardente. Le veglie funebri erano accompagnate da lamentazioni, canti, preghiere, candele accese, distribuzioni di dolci e bevande. Tutto un simbolismo gravitava intorno a questo evento. La casa del morto si riempiva di gente, alla famiglia per giorni si offrivano i pasti principali. Durante il funerale si organizzava una processione a piedi a cui prendevano parte tutti gli abitanti della zona e delle aree limitrofe. Nei riti privati spesso si ricorreva all’elogio funebre celebrato da un ministro di culto o da un familiare. Nell’elogio, nell’orazione funebre, si mettevano in risalto le doti e le qualità della persona deceduta. Durante il rito si leggevano salmi e sacre scritture. Dopo la celebrazione del rito nella casa del defunto si bandiva un piccolo rinfresco.

In Irlanda è molto diffusa la pratica di organizzare una cena leggera dopo il servizio funebre. Si tratta di un modo per stare vicino alla famiglia, per onorare nei discorsi la memoria del defunto.

Attualmente invece i familiari giungono a bordo di auto potenti, con austeri occhiali scuri, si muovono in modo formale, pronunciano parole convenzionali di ringraziamento. Nella confusione generale ci si rende conto che non tutti i paesani e gli amici sono presenti. Qualcuno ha impegni urgenti di lavoro, di studio, altri hanno preferito distrarsi davanti al televisore. Passando sotto i balconi si può sentire la tv accesa. Molti presenti si ignorano e non si salutano, magari per vecchi rancori. Un clima gelido ci avvolge. Il dolore è composto, misurato, niente lacrime abbondanti. Il buon senso ci impone un comportamento controllato. Il defunto viene accompagnato poi in tombe magari sontuose con marmi e travertino. In alcuni casi il lusso è evidente negli abiti, nei profumi, nelle auto. Un lusso a stento soffocato. I contatti umani sono ridotti al lumicino. Ognuno riparte all’uscita del cimitero con una fretta paurosa. Pochi privilegiati e amici raggiungono la casa del defunto. Spesso per volontà del defunto non si accettano fiori, quindi non si può neppure sentire l’odore dei fiori pervadere l’aria. Il funerale diventa sempre più un fatto privato, nascosto agli occhi del mondo, del paese. Molti partecipanti vengono invitati a tornare a casa subito dopo la cerimonia religiosa. Una stretta di mano è sufficiente per un saluto veloce. Non si può pretendere di questi tempi una maggiore condivisione. Il tempo dei convivi, degli incontri fra paesani è finito.

 

 

 

Ester Eroli

 

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