Cool Hunter, a caccia di tendenze

Cool Hunter, a caccia di tendenzeE’ il 1997 quando Malcolm Gladwell, sociologo canadese, conia il termine cool hunter. Un mestiere, quello del cacciatore di tendenze, che interessa subito il mondo della comunicazione e in particolare quello della moda.

I cool hunter sono individui che scivolano fra la gente, rubano con lo sguardo e l’obiettivo della loro fedele macchina fotografica, raccogliendo immagini, informazioni e sensazioni, realizzando, così, un perfetto quadro della società odierna e futura.

Le agenzie pubblicitarie, di moda e di comunicazione, si servono di questa figura ormai da anni, sfruttando le sue “scoperte” e riorganizzando tutto il materiale raccolto, ottenendo ottimi risultati. Anticipare la direzione che prenderà il gusto comune in ogni settore. Anticipare, semplicemente, quello che sarà. Questo è il compito del cacciatore di tendenze.

Ogni cool hunter ha il suo metodo, c’è chi sonda la rete in cerca di nuovi stimoli visivi, chi preferisce immergersi fra la gente e chi frequenta ogni ambiente possibile.

Questa pratica ha preso anche il nome di “people watching”, diventato un vero e proprio fenomeno della rete. Scott Schuman alias the Sartorialist, è il veterano di questo movimento. Nel 2005 decise di inaugurare il suo “fashion blog”, http://thesartorialist.blogspot.com, che contiene migliaia di scatti rubati dalla strada di persone e personaggi di ogni genere, ben presto venne notato ed ora è un fotografo richiestissimo dalle agenzie di moda. La “moda” lanciata da the Sartorialist è ormai sempre più diffusa. Infatti, nascono sempre più blog che raccolgono scatti da tutto il mondo, anche di fotografi alle prime armi e di cacciatori di tendenze improvvisati, diventando così ottimo materiale da cui molte agenzie attingono.

Il cool hunter è un mestiere in continuo mutamento, che si adegua al periodo e alle tecnologie, che sfrutta i mezzi di comunicazione e ogni stimolo possibile. Il fenomeno, anche se arrivato molto tardi in Italia, esiste da decenni, magari non aveva ancora trovato il suo vero nome, ma sicuramente, osservare il mondo e chi lo compone, studiandone usi, costumi e abitudini é una pratica da sempre diffusa. Anche se, fino agli anni ’90, nessuno aveva mai considerato questo metodo di ricerca un vero e proprio mestiere.

Oggi, il cool hunting, è una pratica molto diffusa anche in Italia. Infatti, insieme a New York, Parigi e Tokyo, Milano è una delle città più battute dai cacciatori di tendenze. I cool hunter sono ormai presenti a ogni festa o evento della città lombarda, dove raccolgono grandissime quantità di materiale, fotografie, volantini, brochure e cd che finiranno nei database dei loro blog o delle agenzie d’immagine e comunicazione. Salvo alcuni grandi nomi conosciuti all’interno dell’ambiente moda, i cool hunter sono spesso giovani ragazzi armati di fotocamera digitale che decidono di immergersi in questa esperienza di ricerca. Appassionati di moda, design e fotografia, questi cacciatori di tendenze svolgono un importante lavoro che fornisce numerose informazioni sui trend emergenti. Solitamente è un mestiere freelance, spesso anche di natura amatoriale, ciò non toglie che è di fondamentale importanza per le aziende avere una figura come questa.

In molti definiscono il mestiere del cool hunter soltanto un mito, un lavoro che si autoalimenta e che non potrebbe vivere al di fuori di questa sua nuova concezione proposta dal web. Sono sempre più numerose, infatti, le riviste multimediali e i blog che raccolgono tutto il materiale selezionato dai cacciatori di tendenze. In tanti si domandano: come si diventa cool hunter? E’ un mestiere con prospettive future o è solo un fenomeno di passaggio? Sta di fatto che in tutte le scuole di moda è presente almeno un corso di cool hunting o addirittura un master nel settore. Sono le stesse agenzie che lucrano sulle illusioni dei ragazzi che sperano in un lavoro con prospettive reali o effettivamente questo è un mestiere che aspetta solo di farsi conoscere?

In realtà quello che emerge seguendo il loro lavoro è una vera e propria predisposizione all’osservazione, molti sono in grado di cogliere dettagli insignificanti che riproposti da una casa di moda possono diventare vere e proprie tendenze. Mentre, parlando dei corsi, basta seguirne un paio, presso lo IED o la Marangoni (due grandi scuole di moda Milanesi) per capire che il mestiere del cool hunter non è affatto qualcosa che si può insegnare, non può essere nient’altro che un’attitudine, una predisposizione alla ricerca dell’elemento “cool”. Il lavoro ha avuto grandissimo rilievo agli inizi e durante tutti gli anni ’90, ma con la venuta d’internet divenne più una moda che una vera e propria necessità. Non a caso le aziende pubblicitarie e le case di moda, non si rivolgono più ai cool hunter, quello che preferiscono fare è sfogliare i loro siti internet, i fashion blog, ricchi di input, senza più dover pagare una vera e propria ricerca di mercato. Chissà se questo mestiere, coperto da una così fitta nebbia, continuerà a far parlare di se…

 

Riccardo Rossi

 

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