Denaro democratico

Denaro democraticoIn una economia capitalistica, di tipo raffinato come la nostra, una delle risorse più importanti consiste nell’afflusso di danaro o, appunto, capitale. L’importanza di questo afflusso è scontata e le ripercussioni in sua assenza provocherebbero gravi danni, tanto alle imprese quanto al singolo onesto lavoratore – di fatti, la sua paga ed il suo impiego sono direttamente collegati al benessere monetario dell’ambiente di lavoro. Guardando al di là dei semplici rapporti di scambio, noteremo ben presto che il capitale prende delle forme meno astratte, più tangibili, quasi banali. Paghe, salari, mance, resti, piccoli prestiti tra amici: queste sono le forme comuni e sociali che incarnano l’aspetto più quotidiano e reale del denaro, quelle che toccano le persone di persona. Dal contesto teorico e lontano dell’alta finanza, ben distanti dalle proiezioni di mercato o dalla psicologia della percezione delle azioni, ogni giorno abbiamo a che fare con monete e banconote, centesimi e contante di piccolo/medio taglio e tutt’ora, a riprova che le abitudini godono sempre di ottima salute, suggerisce duro sospetto retribuire il barista con 50€ per un pur sempre ottimo caffè. Le presenti forme assunte dal capitale sono quindi fortemente diffuse, riguardano tutti in un modo o nell’altro, chi compra o chi vende; sono forme, guardandole da questo punto di vista, fortemente democratiche. Diciamo democratiche per una coppia di motivi: riguardano tutti e sono nelle mani del popolo. Letteralmente.

 

Ma vi è un altro aspetto, ben più interessante e meno mondano. Riflettendo sull’uso del danaro, sull’uso che si fa del capitale personale duramente guadagnato, si scovano alcune proprietà che di primo acchito passano inosservate. Queste proprietà invisibili sono sintomo di un certo abuso o sperpero del potenziale d’acquisto, sono cioè riflesso dell’attuale concezione di denaro, concezione che troppo spesso e con poco credito sfocia nell’idea di ricchezza. Una di queste proprietà consiste nella possibilità di acquistare, data una certa cifra di partenza o, come dicono gli inglesi con maggior efficacia, dato un certo budget, qualsiasi cosa dello stesso valore, qualsiasi cosa che abbia lo stesso prezzo, che appartenga alla medesima fascia di costo. Poniamo, per dare lucidità all’argomento ed esporre con maggiore chiarezza, l’accento su una paio di parole: qualsiasi cosa. Poco importa quale sia il contenuto materiale del tal prodotto, durante lo scambio sembra quasi passare in secondo piano. Il prezzo stabilito è simbolo, significato e condizione sufficiente per garantire la validità del prodotto ed in esso si ripone cieca fiducia – a tal prezzo corrisponde tal qualità, in fedele rapporto. Una volta etichettato e stabilito il valore di mercato, con più o meno trasparenza, chiunque in possesso di tale cifra può permettersi il lusso di esercitare proprietà esclusiva sul prodotto stesso. Da qualsiasi cosa siamo rapidamente passati a chiunque, inserendoci con altrettanta rapidità su un altro binario: il denaro in sé è libero, senza proprietario o padrone, ma chi ne possiede un po’ è a sua volta libero di acquisire, fino ad esaurimento, ciò che vuole. La libertà della moneta si trasferisce alla libertà dell’acquirente in modo quasi proporzionale, diretto. Poniamo, di nuovo, l’accento su una parola: chiunque. Essendo così il principale mezzo di scambio ed essendo i rapporti di mercato fondamentali per il tipo di economia raffinato che abbiamo, non possono essere fatte distinzioni troppo sottili, tanto meno si può immaginare di emarginare realmente e con proposito una specifica classe sociale. Perciò, diremo a fortiori, deve riguardare tutti senza discriminazioni. Se ripetuta con lentezza e la dovuta attenzione, la frase “chiunque può poter ottenere qualsiasi cosa” suona un po’ strana se non la inseriamo nel giusto contesto di appartenenza, possedere un piccolo capitale personale.

Se venissero poste delle restrizioni sulle capacità di acquisto, anzi, sulle possibilità d’acquisto, che fine farebbe il senso di libertà che deriva dall’uso del capitale personale? La domanda, in sé retorica, cova una piccola verità: i soldi ci rendono sicuri, ci garantiscono che possiamo con diritto avere accesso a ciò che desideriamo. Sono altresì un meccanismo che infonde profonda sicurezza psicologica in chi lo esercita e si esercita nel farlo, meccanismo che non prende le parti di qualcuno nello specifico (così si dice, così si crede) e che non fa distinzioni, riguarda tutti. Letteralmente.

Il denaro, in sé libero, è paurosamente democratico.

 

Morgante Marco

 

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