Spesso abbiamo incontrato incalliti seduttori che ci hanno conquistato con il loro fascino. Ci ha colpito la loro arte di piacere, la loro forza interiore insospettabile, il loro prendersi sul serio, la loro paterna gentilezza, il loro sorriso compiaciuto, la loro sincera felicità, il loro vivere in mezzo alle donne con estremo e disinvolto lindore. Come bambine regolarmente siamo cadute nella trappola nella speranza che il seduttore con noi, che rappresentavamo l’amore, diventasse un altro, più maturo, più responsabile, più onesto, meno permissivo con se stesso. Poi molto lentamente ci siamo dovute ricredere. Quello che sembrava scontato non lo era. Il seduttore non era innamorato di noi, e con noi si annoiava mortalmente. Allora ci siamo sentite come estranee e ci siamo convinte che non valevamo niente. Abbiamo invidiato la preda successiva del nostro amico, quella che sembrava una ragazzina, delicata, languida, sincera. Dopo lo stupore, la mazzata, ci siamo riprese, ci siamo spogliate di quell’amore a un solo senso, non ricambiato, che credevamo di provare. Con tenerezza ci siamo avvicinate a soggetti meno luminosi, ma più sinceri. Abbiamo imparato a cogliere l’essenza reale delle persone a capire il loro gradi di fedeltà alla nostra causa. Il seduttore alla fine ci apparso solo un superficiale, un maleducato, un indifferente, un uomo vanitoso desideroso solo di piacere. Poi per liberarci definitivamente dei play boy abbiamo imparato un trucco che funzione sempre. Al momento della conoscenza e della frequentazione, anche per ragioni di lavoro o altro, basta semplicemente fare un elenco dei suoi difetti, ripetuti all’infinito. Un modo per convincere il cuore e il cervello della inutilità di quella conquista, che poi conquista non è visto che il seduttore è di tutte e non è di nessuna in particolare.
Ester Eroli