Federico Cusin, fantasioso interprete dell’esistenza (parte 3/4)

Federico Cusin, fantasioso interprete dell’esistenza 3La produzione grafica di Cusin fu decisamente eclettica: alcuni disegni dimostrano una certa sensibilità per i contenuti esoterici, cari al Simbolismo; ecco che l’artista riesce a trasformare l’episodio  più saliente di un’opera narrativa in una scena  carica di dinamismo e di suggestivi effetti decorativi. Lo si riscontra, ad esempio, nei disegni Il demoniaco vascello, tratto dall’opera “L’Olandese volante”, e Il diavolo zoppo, ispirato al  racconto scritto dal  francese Alain Lesage nel 1704, che narra la storia della formazione di uno studente sotto la guida di Asmodeo, un demone non del tutto ligio al suo “ dovere”, che insegna alle persone a vivere, più che a compiere il male.

L’artista si rivela anche un ironico interprete degli ambienti più umili: da qui nascono  le opere ispirate alla quotidianità, ma rielaborate con un misto di fantasia e sensibilità poetica, quali

I gatti dispersi, Le pizzocchere, Le madri e infine Stavan sui tetti ad imbiondire, che si ispira all’usanza delle giovani veneziane di salire sulle altane dei tetti per schiarire i capelli al sole; esse vengono delineate, al centro della scena, nella loro splendente giovinezza, vestite di abiti leggeri, con il cerchio di paglia che raccoglie i capelli: il loro atteggiamento elegantemente aggraziato lascia trasparire una forte e suadente carica di femminilità.

Cusin era dunque un appassionato ammiratore della sua città, Venezia, e uno studioso della sua storia e delle sue tradizioni, da cui traeva spunto per elaborare gradevoli scene, sempre fedele al suo stile accademico e rigoroso.

Ma il ricorso ad una simbologia più misteriosa ed arcana si può ravvisare nella libera interpretazione di una parabola del Vangelo Le vergini prudenti e le vergini fatue: qui le prime  procedono con le lampade accese e l’andatura sicura verso lo spettatore, mentre quelle sprovvedute scendono dall’alta scala elicoidale di un maestoso palazzo, dove mille tentazioni le hanno distratte, con in mano le lampade spente e l’atteggiamento afflitto per non aver atteso lo sposo. La tematica è sempre collegata all’ineluttabilità della morte che arriva all’improvviso, per cui è necessario rimanere sempre vigili, nell’attesa del Regno dei cieli.

Tuttavia sono le opere di impronta metafisica come Il sogno della morte apparente e La veglia funebre, influenzate dalle inquietudini esistenziali del clima culturale del primo Novecento,

ad affrontare con maggiore efficacia suggestiva la tematica, cara ai simbolisti, della contrapposizione vita-morte, ricorrente anche in Cusin, spesso attratto dal senso di disperazione e di distacco doloroso che avvolge il mistero della morte.

 

Antonietta Casagrande

 

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